E’ durissimo il commento di Massimo Fini, giornalista e scrittore originario della provincia di Lecco, nei confronti del covid, e dello stato di emergenza. Attraverso le colonne de Il Fatto Quotidiano lo stesso ha esternato il proprio pensiero verso la pandemia, e a chi paragona lo stesso virus alla seconda guerra mondiale replica così: “Il Covid come la guerra? Ma non diciamo caz*ate”.



E per argomentare la sua esclamazione “colorita”, Massimo Fini ricorda come i morti causati durante il conflitto mondiale degli anni ’40, furono molti di più rispetto a quelli causati appunto dal coronavirus: “La Seconda guerra mondiale – scrive – ha provocato dai 65 ai 70 milioni di morti, in un’area relativamente ristretta, Europa e Giappone. Al momento i morti di Covid in tutto il globo, tenendo nel conto anche i Paesi che non hanno fatto alcuna profilassi perché avevano altro di più serio cui pensare, sono circa lo 0,06 per cento della popolazione del globo che è di 7 miliardi e 800 milioni”.



MASSIMO FINI: “COVID? LE PERSONE SAREBBERO MORTE COMUNQUE”

Secondo Fini, anche se non fossero state introdotte le misure di restrizione come i lockdown, le mascherine, il distanziamento e il divieto di assembramenti, in ogni caso il numero di vittime non sarebbe stato equiparabile a quello della guerra mondiale: “Poniamo pure – ha proseguito il giornalista sulle colonne de Il Fatto Quotidiano – che senza le misure di contrasto alla pandemia i morti, in questo macabro conto, sarebbero raddoppiati, triplicati, quadruplicati, quintuplicati. La percentuale fa lo 0,32 per cento”

Quindi l’affondo, durissimo: “Per tutelare lo 0,32 per cento della popolazione, in generale vecchi con due o tre patologie pregresse, e che lockdown o non lockdown, vaccino o non vaccino, sarebbero morti di lì a poco, abbiamo bloccato il 99,7 per cento della popolazione”. Poi Massimo Fini conclude scrivendo: “In realtà, più che una pandemia di Covid, c’è stata una pandemia di panico”.