Era il 21 giugno 2019 quando Massimo Galioto veniva assolto per l’omicidio dello studente Usa Solomon, annegato nel Tevere. La scorsa settimana Galioto è tornato nuovamente protagonista della cronaca nera ma questa volta ci sarebbero le immagini chiare dell’accaduto. Un’aggressione brutale trasformatasi in omicidio e che vedrebbe come presunto autore proprio Massimo Galioto. Per la morte del clochard Stoica i rilievi sono andati avanti a lungo, mentre Galioto continua a difendersi e dirsi estraneo. Ad incastrarlo i filmati pubblicati da Repubblica e girati da un passante sull’altra sponda del fiume. Dai video si vedrebbe perfettamente ogni tappa dell’aggressione, fino al decesso del 38enne romeno. Dubbi, ora, sorgono anche sulla morte di Luciana Martinelli: è possibile che la giovane insegnante si sia avvicinata troppo sulle sponde del Tevere disturbando chi dormiva, come accaduto per Beau? Ma di casi di persone recuperate nelle medesime zone del fiume sono molteplici. Cosa accade realmente in quella parte dimenticata di Roma? (Aggiornamento di Emanuela Longo)

MASSIMO GALIOTO E LE MORTI SUL TEVERE

La trasmissione Chi l’ha visto stasera torna su tre casi avvenuti a Roma e già ribattezzati come “i morti sul Tevere”. Si tratta dello studente Usa Beau Solomon, l’artista di strada Petret Stoica e Luciana Martinelli, la giovane insegnante di lingue scomparsa in piena quarantena e ritrovata senza vita alcuni giorni dopo. I primi due casi sono collegati ad un nome, quello di Massimo Galioto, punkabbestia arrestato lo scorso giovedì per l’omicidio del senzatetto, dopo essere stato precedentemente assolto per la morte dello studente americano della John Cabot, annegato a 19 anni in Tevere con una spinta la notte del 30 giugno 2016. Galioto ha qualcosa a che fare anche con la giovane insegnante? La trasmissione di Rai3 ripercorrerà i tre casi cercando di fornire una risposta ai tanti dubbi emersi. Dopo essere scampato ad un ergastolo per la morte di Solomon, Massimo Galioto aveva indossato i panni del “capetto” nel Lungotevere, dettando legge su Ponte Sisto. Ora l’uomo è in carcere con l’accusa di aver ucciso il clochard 38enne ucciso sulla pista ciclabile del Tevere e dalle indagini emerge un soggetto violento, picchiatore e spesso in preda a pericolosi raptus. E’ quanto emerge dalle testimonianze raccolte dai primi senzatetto ascoltati dalla polizia, come riferisce oggi Il Messaggero. Stando a quanto emerso dall’autopsia, la vittima avrebbe riportato diversi traumi oltre a quelli che sembrerebbero morsi di un cane, soprattutto alle gambe. Attualmente agli atti ci sarebbero anche le immagini delle telecamere della zona che potrebbero aver ripreso il pestaggio e le testimonianze di due passanti.

MORTI SUL TEVERE: TUTTI I DUBBI SU LUCIANA MARTINELLI

L’ultimo omicidio sul Tevere conterrebbe secondo gli inquirenti ancora troppe ombre. Attualmente il movente del delitto appare ancora del tutto ignoto. La prima ipotesi della rapina non troverebbe ancora riscontro. Massimo Galioto, nel frattempo, si difende dal carcere asserendo di non c’entrare nulla con la sua morte. Una versione molto simile a quella che fornì anni fa per la morte di Beau Solomon, l’universitario statunitense annegato nel Tevere a poche ore dal suo arrivo nella Capitale, quando all’epoca il punkabbestia si difese asserendo: “Non so chi lo abbia spinto. Io ero là. Ma non sono stato io, ne’ saprei dire chi sia il colpevole”. Per quel delitto Galioto fu assolto ma si dovrà presto presentare in Corte d’Appello dal momento che la procura ha presentato ricorso contro la sua assoluzione per la morte del giovane. “Un Appello del tutto infondato”, ha intanto tuonato il difensore di Galioto, Michele Vincelli, che ha spiegato, come riferisce ancora Il Messaggero: “Riguardo il nuovo caso ci sono ancora troppe incognite che potranno essere chiarite soltanto con gli accertamenti investigativi”. Infine, in merito all’insegnante Luciana Martinelli, di recente è trapelato il primo risultato dell’autopsia che ha giustificato la sua morte per congestione escludendo segni di violenza sul corpo. Non è però ancora chiaro cosa abbia spinto la donna a gettarsi nel fiume, se un gesto volontario o un incidente.