Il noto infettivologo Massimo Galli, ex primario di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, dovrà andare a processo in merito all’inchiesta denominata “Concorsopoli” sull’Università Statale di Milano, così come riferito dai colleghi di TgCom24.it. Le accuse, tutte ovviamente da dimostrare, sono quelle di falso, oltre ad una imputazione alternativa tra turbativa d’asta e abuso d’ufficio. A comunicarlo è stato il gup Livio Cristofano, che sta indagando in merito a presunti concorsi pilotati per i posti da professore e ricercatore presso la facoltà di medicina della Statale di Milano. Il processo scatterà il prossimo 13 dicembre, e rispetto alle originarie contestazioni queste sono state dimensionate, essendo rimasto solo un presunto episodio di turbativa e falso per un concorso.
Toccherà quindi ai giudici, durante il consueto dibattimento, stabilire se il professore Massimo Galli sarà colpevole o meno del capo d’imputazione, ed eventualmente di quali reati. In aula il noto infettivologo, in prima linea durante la pandemia di covid, ha rilasciato delle dichiarazioni dinanzi al giudice rivendicando la sostanza del suo operato, nonché la sua storia professionale. A processo anche Agostino Riva, suo stretto collaboratore, che risultò essere, come ricorda TgCom24.it, il candidato vincente nel 2020 di un concorso per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente. Secondo quanto sostiene l’accusa, Galli sarebbe intervenuto come componente della “commissione giudicatrice” sul verbale di “valutazione dei candidati”, così come si legge sugli atti.
MASSIMO GALLI A PROCESSO PER “CONCORSOPOLI” : DUE MEDICI HANNO PATTEGGIATO
Nella veste di commissario Galli avrebbe attestato che il “prospetto” con i “punteggi attribuiti fosse il risultato del lavoro collegiale” nel corso di una riunione da remoto del febbraio 2020 mentre, secondo gli accertamenti sarebbe stato “concordato” solo dopo. L’accusa sostiene che sarebbe stato lo stesso Riva a indicare i “punteggi”.
Per la stessa vicenda sono finiti nei guai anche Claudio Maria Mastroianni, professore alla Sapienza di Roma, e Claudia Colomba, associato all’Università di Palermo, entrambi componenti della commissione giudicatrice, e che hanno deciso di patteggiare con una pena da 8mila euro.