Condannato a un anno e quattro mesi per falso, con pena sospesa e non menzione, Massimo Galli. L’infettivologo ed ex primario dell’ospedale Sacco, attualmente in pensione, è stato invece assolto dalle accuse di turbativa d’asta e abuso d’ufficio, come stabilito dalla sezione penale del Tribunale di Milano. Il processo riguardava presunti concorsi pilotati per posti da professore (e ricercatore) alla facoltà di medicina dell’Università Statale di Milano. Assolto invece Agostino Riva, all’epoca suo collaboratore.
Massimo Galli dopo la condanna ha dichiarato: “Sul falso l’unica cosa che mi sento di ammettere è di aver dimenticato di correggere un orario”. Il professore si è detto “assolutamente sereno” e ha affermato che per chiudere la questione restava solamente la possibilità di condannarlo per falso, per poi annunciare che ricorrerà in appello. Riva e Galli sono stati assolti dalle accuse di turbativa d’asta poiché “il fatto non sussiste”: si tratta dell’ipotesi che il bando fosse stato pilotato, ipotesi dunque smentita. L’infettivologo è stato accusato di aver corretto un orario: una dimenticanza, a suo dire, riguardo il verbale, il numero 2 del 14 febbraio.
Massimo Galli condannato: l’inchiesta sui posti da professore e ricercatore alla Statale di Milano
L’indagine è stata condotta dai pm Carlo Scalas e Bianca Maria Eugenia Baj Macario, dopo il passaggio del pm Luigi Furno al Consiglio di Stato e ha indagato sui posti da professore e ricercatore alla facoltà di Medicina dell’Università Statale: tra gli indagati c’erano docenti e collaboratori. Al momento è arrivata la sentenza che riguarda il filone di Galli e il suo stretto collaboratore, Riva: ad essere indagato solamente un episodio, relativo a un concorso di quattro anni fa. Riva risultò il candidato vincente per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente, nonostante si fosse sempre occupato di altri temi. La Procura aveva chiesto una condanna a un anno e 10 mesi per Massimo Galli e un anno e mezzo per Riva, con il riconoscimento delle attenuanti generiche: secondo i pm quello non fu “un concorso vero”, come sarebbe emerso dalle intercettazioni.