Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, non fa parte del Comitato Tecnico Scientifico e dunque si permette con maggior libertà di criticare la misura proposta ieri dal “pool” di esperti in consiglio al Governo Conte: «non abbiamo la certezza che un lockdown locale funzioni. Se circoscrive alcune località che implicano un numero di abitanti ragionevolmente limitato, è un conto. Ma circoscrivere una grande area metropolitana e chiudere completamente solo lì, riuscendo a fare un lockdown semitotale simile a quello già avuto, dal punto di vista dell’efficacia dei risultati è un punto interrogativo», spiega oggi nell’intervista al Messaggero il virologo di Milano, spesso protagonista di battibecchi e scontri tra colleghi. Si dice assai perplesso dalla titubanza del Governo negli ultimi due Dpcm (e in vista del prossimo di domani, ndr) e consiglia l’estrema ratio come reale possibilità di frenare il contagio da Covid-19: «attendere una o due settimane per decidere ulteriori restrizioni sia un rischio. Le infezioni sono già avvenute e ci porteranno comunque un carico di ricoveri, di posti di rianimazione da occupare e purtroppo anche di decessi piuttosto prevedibile».



IL LOCKDOWN E LA MANCANZA DI ALTERNATIVE

Secondo Galli attendere ora con la ‘stretta’ nazionale rischia di creare un’ulteriore esplosione dell’infezione: tra domani e martedì il Governo si avvia ad annunciare un Dpcm con possibili lockdown locali o, in alternativa, un coprifuoco nazionale dalle ore 18. Il tutto evitando una serrata totale nazionale, almeno fino al prossimo 9 novembre quando si dovrebbe avere un “esito” delle chiusure imposte una settimana fa: «Se la scommessa che è stata fatta con i provvedimenti che sono stati adottati è vincente, tra 15 giorni ci potrà essere un’inversione di tendenza. Sennò non ci saranno alternative, e comunque il prezzo da pagare sarà ancora più alto», spiega ancora il virologo del Sacco. Tanto i lockdown regionali quanto le “zone rosse” provinciali sembrano di difficilissima attuazione, ribadisce Galli al Messaggero: quindi l’unica vera soluzione è il lockdown nazionale? «Temo che si sia di fronte alla necessità di decisioni importanti e che siano da considerare abbastanza imminenti. La situazione è sicuramente pericolosa». Sulla possibile durata di questo nuovo confinamento Galli non si sbilancia troppo: «La volta scorsa per farcela ci sono voluti due mesi. Questa situazione che stiamo vivendo adesso ipoteticamente potrebbe essere contenibile forse con un tempo minore. Ma non so quanto».

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