Lunedì 20 settembre è il giorno cerchiato sul calendario per dare il via alla terza dose del vaccino anti-Covid ad oltre tre milioni di italiani che rientrano tra le persone a rischio e fragili. Nonostante l’avvio della nuova somministrazione non si placano però le discussioni sull’utilità dell’ulteriore dose, con il professore Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano che ai microfoni di Agorà su Rai Tre ha voluto chiarire: “Sulla terza dose non credo che nell’immediato ci sia bisogno per la stragrande maggioranza dei casi. Probabile possa arrivare un’altra dose più avanti, ma non con questo vaccino, magari con uno studiato sulle varianti. Resta da capire quanto dura l’immunità dei guariti e dei vaccinati, domanda alla quale non riusciamo a rispondere perché c’è una variabilità individuale elevata perché non tutti siamo uguali”.



A viaggiare spedito con la terza dose è stato Israele, dai cui dati è possibile avere importanti risultati: “La terza dose in Israele dice che Pfizer torna efficace al 95%, i dati danno informazioni importanti sugli ultra 60enni perché c’è un recupero importante della risposta immunitaria. Ma manca una verifica su chi non aveva avuto alcuna risposta dalla prima dose, cosa che invece possiamo vedere in Francia dove i trapiantati avevano avuto solo il 4% di risposta dopo la prima, 44% dopo la seconda e 68% dopo la terza. Sono dati buoni, ma c’è comunque quel 32% che non risponde proprio e vanno fatte strategie specifiche”.



Massimo Galli e il Green Pass: “Incentivo per riluttanti, ma tamponi…”

Dal 15 ottobre entrerà in vigore il nuovo decreto che estende l’obbligatorietà del Green pass. Massimo Galli a questo punto non ha potuto non dire la sua sulle mosse dell’esecutivo: “Intanto è qualcosa, perché evidente che è incentivo piuttosto deciso alla vaccinazione per i riluttanti. Non credo ci si potesse permettere di attendere un tempo indeterminato e lungo perché si arrivasse alla legge dell’obbligo. Spero si riesca ad avere un contenimento, chi non si è vaccinato sarà costretto a tamponarsi e a lungo termine non lo vedo fattibile per loro. Non è praticabile, confido che chi ha scarsa conoscenza o paura accetti l’idea e si vada a vaccinare. Lo zoccolo duro è la componente no vax vera e propria, chi ha una vera avversione culturale”.



La via d’uscita alla vaccinazione, che potrebbe diventare anch’essa obbligatoria, resta comunque il tampone che per Galli continua ad essere una soluzione non percorribile: “Il tampone non può essere una strategia a lungo termine e una scappatoia, non è funzionale. Le persone devono capire che anche se il vaccino non copre completamente dall’infezione lo fa comunque per quella parte grave. Se il pensiero è “si vaccinano gli altri e io sono sicuro” non è così, perché la diffusibilità di questa variante è tale da bucare anche il muro fatto attorno a te da chi si è vaccinato. Il vaccino va fatto per stare sicuro e tranquillo. Molecolare a 72 ore? E’ compromesso che ha sua attendibilità, riduci la sicurezza ma se vuoi mantenere per un periodo questa scappatoia siamo a fare di necessità applicazione.

Contri attacca, Galli risponde per le rime

Nel corso della trasmissione Agorà è andato in scena anche uno scontro tra il professore Massimo Galli e Alberto Contri, docente di comunicazione sociale, per anni presidente della Fondazione Pubblicità progresso. Contri ha infatti attaccato: “Il Green pass è illogico sanitario, si parla di vaccini  e questi non sono vaccini… Perché non chiedete agli ospiti il motivo per cui il Novavax viene rallentato mentre Pfizer e gli altri hanno dei processi di accelerazione. La gente ha paura di questi vaccini, non del vaccino. Non sono impazzito e non butto a mare una reputazione di cinquant’anni ma adesso è ora che tutti, soprattutto i clinici, dicano se hanno dei conflitti di interesse con le case farmaceutiche”.

Dal canto suo Galli non si è tirato indietro nel rispondere: “Sono posizioni che quasi non meritano di essere confutate. Quelli come lei fanno gravi danni. Lei i morti non li ha visti! La scorsa estate molti dicevano che il virus era morto. Non lo voglio neanche definire interlocutore. Mi auguro per lui che sia vaccinato. Altrimenti finirà come i no-vax che abbiamo ricoverato e poi si sono pentiti”.