La pandemia di Coronavirus non può certo dirsi esaurita e l’asticella dell’attenzione mediatica sta tornando gradualmente a salire in queste ore dopo la scoperta di nuovi focolai in Italia e in Cina, con Pechino che teme il rischio di sprofondare nuovamente nel lockdown. La possibilità del ritorno del Covid-19 nella sua veste più aggressiva sta tenendo il mondo con il fiato sospeso e, a tal proposito, Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive III dell’ospedale Sacco e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano, ha voluto dire la sua, provando a fare chiarezza sulla situazione attuale e a leggere in anticipo il futuro, nel quale esiste la possibilità di essere travolti da una seconda ondata autunnale. L’esperto, intervistato da “Il Corriere della Sera”, ha asserito: “Credo siano possibili due scenari. Una seconda ondata a breve termine a genesi locale e un ritorno dell’epidemia in stile simil-influenzale in autunno-inverno, con numeri importanti. La prima ipotesi mi sembra abbastanza improbabile, perché il distanziamento ha rallentato in modo consistente la diffusione dell’infezione e la riapertura delle attività non ha determinato la temuta esplosione di contagi e ricoveri. Nel secondo scenario si verificherebbe un adattamento graduale del microrganismo all’uomo, come è successo nel corso dei decenni ai tanti virus che si sono ridotti a provocare semplici raffreddori stagionali”.
MASSIMO GALLI: “INTENSIFICARE IL TEST & TRACING”
Massimo Galli, nel corso del suo intervento sulle colonne del quotidiano nazionale “Il Corriere della Sera”, ha poi fatto luce sulle carenze gestionali in materia di emergenza epidemiologica palesate in queste settimane dall’Italia. “Sul cosiddetto contact tracing non siamo molto avanti, nonostante l’avvio dell’app Immuni. Lo stesso vale per i test: la sensazione è che l’Italia si affidi più a misure non sanitarie, come il distanziamento e i separatori in plexiglas”. Per ciò che invece concerne le terapie disponibili, il professor Galli ha sottolineato che quando il virus ha travolto la nostra nazione “abbiamo messo in atto tutti gli strumenti terapeutici possibili. Al Sacco e in altri ospedali abbiamo messo a punto un protocollo di cure per i pazienti più gravi: la sperimentazione, chiamata ‘Ammuravid’, è stata approvata dall’Agenzia italiana del farmaco ma non è mai partita perché i ricoveri si sono ridotti quasi a zero”. Infine, una battuta sul vaccino anti-Coronavirus: “Una volta creato e acquistato, il nuovo vaccino dovrà essere prodotto, distribuito e somministrato alle persone. Nessuno di questi passaggi è scontato o banale. Purtroppo non siamo nelle condizioni migliori perché tutti i connazionali possano riceverlo: la rete dei centri vaccinali andrebbe revisionata con urgenza”.