Quella di candidarsi a prossimo sindaco di Roma era solo una provocazione: Massimo Ghini torna sulla recente intervista che ha acceso il dibattito in vista delle elezioni in programma nel 2021. L’attore ha spiegato ai microfoni di Repubblica di aver parlato in quel modo per dare uno scossone alla sinistra, che deve dimostrare di essere viva e dare un segnale di speranza: «C’è un silenzio assordante. Alcuni eccellono in pretattica, “perché è meglio non bruciare i nomi più promettenti”. Ma che voi brucià? È già tutto bruciatoಁ». Consigliere comunale dal 1993 al 1998, l’attore ha ammesso di fare politica per passione ed ha denunciato di vedere una città abbandonata da almeno un decennio: la scelta di annunciare una sua possibile candidatura è nata dal tentativo di smuovere le acque.



MASSIMO GHINI: “CANDIDATURA A SINDACO DI ROMA? UNA PROVOCAZIONE”

Dopo aver parlato delle voci su David Sassoli ed Enrico Letta, Massimo Ghini ha spiegato che a Roma servirebbe un sindaco come Luigi Petroselli, sindaco comunista dal 1979 al 1981. L’attore ha imputato a Virginia Raggi una mancanza di visione, ma anche sui fondamentali non ci siamo: «L’immondizia è per le strade e per smaltirla la mandiamo in Svezia e in Germania. I viali sono punteggiati di buche, che per passarci indenne ti servirebbe un carro armato. Non ha voluto le Olimpiadi. Lo stadio è una storia infinita. Si potrebbe rimettere in moto l’edilizia, ristrutturando». Per non parlare di Cinecittà, altra grande industria da riattivare. E dunque serve un’accelerazione in vista delle elezioni in programma tra 13 mesi, dati anche i pericoli ravvisati da Ghini: «Diamoci una mossa, sennò Roma se la prende Giorgia Meloni».

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