La notizia della scarcerazione di Pasquale Zagaria, boss mafioso, ha fatto andare su tutte le furie Massimo Giletti, che ieri sera, nel corso della puntata del programma di La7 Non è l’Arena, ha espresso tutto il suo sdegno per una simile decisione. Un vero e proprio scandalo che sta facendo non poco discutere, quello della scarcerazione dei boss in piena pandemia da Coronavirus e che vede sotto accusa il Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (che ha annunciato a breve un decreto legge). Mentre da più parti viene chiesta massima chiarezza su questo aspetto dal quale sembra venir meno la differenza tra boss mafiosi e detenuti comuni, Massimo Giletti ha espresso la sua opinione in merito. “Ho in mano l’ordinanza del dottor De Vito e la dottoressa Soro”, ha esordito il giornalista e conduttore tv. “Il 25 marzo il boss Zagaria manda un certificato medico, chiedendo la scarcerazione per gravi motivi di salute. Il 31 marzo il Tribunale di Sorveglianza chiede la verifica al presidio sanitario, che conferma”: Giletti ha quindi ripercorso tutte le tappe della vicenda con tanto di documenti alla mano.
MASSIMO GILETTI, IRA SU SCARCERAZIONE BOSS ZAGARIA
E’ il 9 aprile quando i magistrati contattano il Dap chiedendo in quale struttura dovessero essere trasferito il boss Zagaria: “Non arriva nessuna risposta dal Dap, mi risulta che sia stato indicato l’ospedale di Cagliari, non adatto a un boss”. Eppure, “stranamente” fa notare Massimo Giletti, “non vengono indicate le strutture né di Roma né di Viterbo”. Il 23 aprile, pochi giorni fa, prendendo atto del silenzio del Dap Soro e De Vito stabiliscono che Zagaria può tornare a casa, confermando la scarcerazione. “Il 24 aprile, la beffa: il Dap indica il carcere di Viterbo, ma è troppo tardi”, spiega il conduttore che quindi tuona “Io italiano , che ho perso amici nella lotta contro la criminalità organizzata, ho negli occhi un carabiniere che è morto caduto da una scogliera per mettere una microspia, io come cittadino italiano mi vergogno, è un fatto inammissibile e intollerabile”. Il suo sfogo è inevitabilmente diventato virale dal momento che sembra sposare il pensiero da parte di una buona fetta di magistrati antimafia.