Ospite di Cartabianca, Massimo Giletti è tornato sulla sua situazione personale, sotto scorta ormai da un anno a causa delle minacce ricevute dalla mafia: «Sono sotto scorta da un anno. La vita cambia, ogni giorno affidi la tua vita ad altre persone, che diventano parte della tua storia. Ma non è tanto quello che succede a me. Io sono famoso, ci sono tanti giornalisti che rischiano ogni giorno. Il problema è perché chi si occupa di mafia in Italia deve finire sotto scorta?».
Massimo Giletti si è poi tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Sono amareggiato perché ogni tanto ti aspetteresti qualche segnale dai colleghi che avevo più vicini. Ma non mi stupisco più di niente. Mi aspettavo un messaggio, anche di quelli banali, da Lilli Gruber, da Formigli o da Floris. Gli unici a sostenermi con messaggi affettuosi sono stati Myrta Melino ed Enrico Mentana. Se non lo sentono, fanno bene a non farlo, ma sono un segnale della solitudine in cui tu vivi. Io faccio i nomi perché me li chiedono continuamente, perché uno deve essere ipocrita?».
MASSIMO GILETTI: “IO ISOLATO CONTRO LA MAFIA”
«Io sono rimasto da solo in questa battaglia, se tutti avessero fatto la battaglia contro la scarcerazione dei mafiosi, non sarei diventato obiettivo. E’ questo il senso della solitudine, non me ne frega niente del messaggino. Se fai quella battaglia, io non sono più isolato», ha aggiunto Massimo Giletti, per poi parlare del suo futuro, tra il possibile addio a La7 e la tentazione di un ritorno in Rai: «Qui entro e sembra di essere a casa mia, ho vissuto 30 anni qui. I quattro anni a La7 sono stati un ciclo importante, non so ancora cosa farò domani. Il mio contratto scadrà tra poco, ma non è una questione di contratto. Ho bisogno di stare sereno e tranquillo, sono stati due anni duri per me, devo riflettere. Ritorno in Rai? Cairo mi ha dato una libertà pazzesca in questi anni. Io faccio una tv dritta, non facciamo sconti, c’è una dialettica forte. Devi avere un grande editore dietro. Non so se certe battaglie riesci a farle sempre in ogni posto».