L’addio di Massimo Giletti da La 7 è arrivato come un fulmine a ciel sereno, che nessuno si aspettava. Tra le parti ci sono ancora contenziosi aperti, dunque le reali motivazioni, il conduttore non può renderle note: quel che è certo è che il giornalista è convinto che stesse toccando qualche tasto che non poteva essere invece toccato. Ospite di Piero Chiambretti, spiega: “Io sono stato zitto, in silenzio, mi è costato moltissimo, ma certamente non mi aspettavo da un uomo che consideravo un fratello, un Urbano Cairo, che mi ha dato molto in questi anni, di arrivare alla fine con un’e-mail. Non tanto per me, quanto per il gruppo di lavoro, quanto per le inchieste che noi stavamo facendo o avremmo fatto: èla ferita più grande che ho dentro, non è che si rimargina”.



Alla decisione si è arrivati perché Giletti, forse, stava “pestando i piedi” a qualcuno: “Quando tocchi la mafia in modo serio il rischio c’è sempre. Tra l’altro dovremmo chiederci come mai io e Ranucci siamo sotto scorta. Come mai io e Ranucci che facciamo inchieste siamo finiti sotto scorta? Questa è la domanda che devi rivolgere al Paese. È facile mettere sotto scorta chi fa questo: il problema è come mai i giornalisti finiscono in Italia sotto scorta. Questa è una domanda a cui dovrebbe rispondere il Paese”. Il giornalista spiega infatti di essere sotto scorta dal 2020, per via delle minacce molto forti ricevute: “Io ne ho paura, però se la paura ti frena nel fare quello che devi fare, ecco, il vero coraggio è andare avanti anche se hai paura. Quella è la differenza” spiega.



Massimo Giletti: “Vivo sotto scorta dal 2020”

Sono ormai quattro anni che Massimo Giletti vive sotto scorta. Parlando con Piero Chiambretti, spiega; “Io ho sempre evitato di parlare di questi temi perché poi è sempre facile fare speculazioni: io faccio la mia vita. Il problema è l’altro e perché si finisce sotto scorta, perché c’è qualcosa che non funziona nel sistema stato. Perché se uno fa delle inchieste dovrebbe aiutare il Paese”. Non è chiaro quando tutto questo finirà: “Non credo che la mafia dimentichi, noi abbiamo fatto una battaglia per impedire che i capi della mafia uscissero dalle carceri durante il Covid e quello abbiamo pagato” spiega ancora.



Passando poi a temi più leggeri, Giletti parla dell’assegnazione di Sanremo a Carlo Conti: “Lui è una persona squisita, io sono felice, è una persona che non… Quando lui si definì un grande centrocampista qualcuno con ironia fece un articolo che non è mediocre. Platini è un centrocampista, Falcao è un centrocampista, sono straordinari centrocampisti: senza centrocampo non fai nulla. Viva Carlo Conti“.