Dal caso Fedez alla gestione della Rai, Massimo Giletti senza peli sulla lingua nell’intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa. Il conduttore di Non è l’arena ha acceso i riflettori sulla lottizzazione della tv di Stato ed ha spiegato che c’è molta ipocrisia sul tema: nella Rai di Ettore Bernabei, «massima espressione del potere e della politica», c’erano grandi dirigenti in grado di respingere al mittente le pressioni, mentre oggi «c’è uno scadimento di qualità e di competenze nella gestione dell’azienda».



«Quanta debolezza culturale nel non capire che basta mezza frase di personaggi così abili e influenti e sei spacciato: fai diventare martire chi, magari, non è stato neppure oggetto di una censura! I veri martiri sono altri», il giudizio di Massimo Giletti sul caso Fedez.

MASSIMO GILETTI: “MAI RICEVUTO PRESSIONI A LA7”

Massimo Giletti ha poi affermato di non aver ricevuto alcun tipo di pressione a La7, neanche una telefonata da parte di Urbano Cairo, sottolineando di essere conscio di fare una televisione “al limite”: «Le battaglie contro Bonafede e le scarcerazioni dei mafiosi. O quello che ho fatto, isolato, contro Arcuri non avrei mai potuto farle altrove». Massimo Giletti ha poi rimarcato che da quando ha toccato certe corde i big dei partiti non vanno più a Non è l’arena ed ha le idee ben chiare: «Il valore di misura a sottrazione, se non hai molti nomi importanti, significa che lavori bene! Se non vengono, vuol dire che stiamo facendo un lavoro importante, che dà fastidio».



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