Non è l’Arena di Massimo Giletti trova gli ospiti grazie a Fabrizio Corona. L’accusa arriva da Simone Bonino, guardia del corpo di Alberto Genovese. Si occupava della sua sicurezza perché «aveva avuto dei problemi con un gruppo di albanesi». Ebbene, nell’intervista odierna a Libero spiega di essere stato contattato dall’ex re dei paparazzi per farsi intervistare dal conduttore. «Mi ha chiamato il 19 novembre scorso presentandosi come “il re di Milano” e ha insistito perché facessi una intervista per il programma». Bonino, inoltre, racconta di aver accettato un incontro a casa sua, precisando che avrebbe portato il suo avvocato, «cosa che lo ha lasciato contrariato». E aggiunge che dopo due ore di attesa dentro il ristorante che si trova sotto l’abitazione di Fabrizio Corona, questi gli ha comunicato che potevano salire a casa sua.



Lì hanno girato «una intervista pattuendo un compenso di 1500 euro che non ho mai ricevuto, nonostante abbia presentato la fattura». Quell’intervista, prosegue Simone Bonino, è stata poi mandata in onda a Non è l’Arena senza la sua autorizzazione. «Non ho firmato alcuna liberatoria né a Corona né a Giletti, infatti agirò per vie legali nei loro confronti».



BODYGUARD GENOVESE VS GILETTI E CORONA

Simone Bonino a Libero rivela che Fabrizio Corona e Massimo Giletti «collaborano» nel caso Alberto Genovese e per dimostrarlo mostra alla giornalista Azzurra Barbuto uno stralcio di una chat tra l’ex agente fotografico e il conduttore che proprio il primo gli ha girato. Da ciò si evince che Giletti «chiede a Corona suggerimenti sui soggetti da invitare in tv». Intanto l’ormai ex guardia del corpo di Alberto Genovese ha querelato il conduttore di Non è l’Arena per diffamazione, perché «quando ero ospite nel suo programma, ha insinuato che Genovese abbia comprato il mio silenzio con i suoi soldi facendomi passare per un venduto e un disonesto». Nell’intervista, inoltre, Bonino in merito allo stupro alla Terrazza Sentimento conferma di non aver udito urla e lamenti dalle 22 alle 2 dalla stanza dell’imprenditore, che lui presidiava all’ingresso. «Se avessi sentito rumori di questo tipo, mi sarei precipitato in camera. Il silenzio era assoluto». E assicura che la porta non era chiusa a chiave. In merito al cellulare, spiega che la vittima non poteva averlo, perché tutti dovevano consegnarlo. «Pure Belen (Rodriguez, ndr) una sera se ne è separata, lamentandosi del fatto che se il figlio avesse voluto sentirla lei non avrebbe potuto rispondergli».

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