Massimo Giletti vive sotto scorta dei carabinieri da un paio di settimane. A rivelarlo non è il conduttore tv e giornalista, rimasto in silenzio dopo la fine della stagione di Non è l’Arena su La7 e aver commentato la vicenda delle minacce. Lo annuncia il sito Antimafia Duemila, spiegando che la decisione è legata proprio ad alcuni degli argomenti trattati nella trasmissione. «Visto che nessuno lo scrive, lo scriviamo noi», così esordisce Saverio Lodato. Il provvedimento si è reso necessario a causa delle minacce ricevute da Giletti per aver trattato la vicenda delle scarcerazioni di alcuni boss mafiosi durante l’emergenza coronavirus. «Giletti è stato minacciato, indicato come bersaglio, additato al pubblico ludibrio del grande popolo mafioso e ‘ndranghetista da quel gentiluomo di Filippo Graviano, intercettato in carcere mentre, riferendosi proprio a Giletti e al giudice Nino Di Matteo, osservava senza fronzoli: “Il ministro fa il suo lavoro e questi… Giletti e Di Matteo rompono la minchia”», ricostruisce il giornalista. Effettivamente Giletti scatenò il putiferio con la sua inchiesta giornalistica, si arrivò anche alla mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, salvato poi da Italia Viva (ma questa è un’altra storia…).
MASSIMO GILETTI SOTTO SCORTA “GIORNALI LO HANNO IGNORATO”
Massimo Giletti scoprì durante la fase acuta dell’emergenza Covid-19 che si erano spalancate le porte dei penitenziari per molti mafiosi e criminali, tornati a casa per il timore di contagi di coronavirus in carcere. Grazie ad una telefonata del magistrato Nino Di Matteo saltò poi fuori che non fu incaricato alla direzione delle carceri dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale si sarebbe rimangiato la proposta in 24 ore. La vicenda delle carceri e le rivelazioni di Di Matteo crearono un mix esplosivo che culminò appunto con la mozione di sfiducia e il “salvataggio” del Guardasigilli. Quel che resta oggi è una situazione pressoché invariata. I mafiosi nella stragrande maggioranza dei casi, scrive Antimafia Duemila, sono rimasti a casa. Così come Bonafede è rimasto sulla sua poltrona. Un capitolo a parte meritano i giornali, secondo Saverio Lodato. «Infastiditi dal Giletti che osava parlare di mafia, dimostrando di non sapere che ciò è consentito solo a chi si fregia del blasone dell’antimafia, ignorarono – letteralmente ignorarono – le puntate di Non è L’Arena. Una mezza dozzina di puntate». Ma così si scoprì che i mafiosi erano tornati a casa. E per questo ora Massimo Giletti vive sotto scorta dei carabinieri.