Massimo Giletti ha raccontato a Oggi la sua prima vacanza sotto scorta armata: il noto presentatore vive in questa condizione a causa della sua trasmissione Non è l’Arena, nella quale (eravamo ancora in primavera) aveva raccontato della scarcerazione di alcuni detenuti in regime di 41 bis e Alta sicurezza per l’emergenza Covid (“è solo una scusa” ha detto, lasciando intendere che di fronte alle violente rivolte nelle carceri qualcuno “possa aver detto ‘state tranquilli e vi facciamo uscire’”). Il magistrato antimafia Nino Di Matteo era intervenuto al programma in onda su La7, poi il boss mafioso Filippo Graviano era stato intercettato e nelle sue parole si erano lette delle minacce (velate, ma comunque da prendere in considerazione) nei confronti di Giletti. Che il provvedimento della scorta sia arrivato solo due mesi dopo, e che lui stesso abbia saputo delle intercettazioni contro di lui soltanto il 13 luglio – quando sono uscite su Repubblica – è derubricato dal presentatore come un corto circuito comunicativo: “E’ inverosimile che un ministro della Giustizia non sappia cos succede nelle sue carceri”.
MASSIMO GILETTI E LA VITA SOTTO SCORTA
Massimo Giletti aveva dedicato dieci puntate sul tema delle scarcerazioni, tanto da fermare l’ondata; oggi però dice che il fatto di essere sotto scorta non rappresenta il riconoscimento del suo lavoro ma è più che altro una sconfitta del Paese, e quello che maggiormente amareggia il presentatore è di essere stato lasciato solo. “Se altri colleghi avessero fatto la mia stessa battaglia non sarei diventato un obiettivo”. C’è invece la redazione di Non è l’Arena che lo spalleggia: un gruppo fantastico come definito da Giletti, e il fatto di finire sotto scorta quando si parla di mafia, dice lui, dovrebbe far porre delle domande a qualcuno. Ci sono poi le dichiarazioni sul ministro Alfonso Bonafede, che “in un altro Paese si sarebbe già dimesso”; Giletti si aspetta da lui una presa di posizione che per il momento non è arrivata, ma dice di averlo invitato in trasmissione per il prossimo 27 settembre e bisognerà vedere se il ministro si presenterà. Vivere sotto scorta è un peso: “Vuol dire non essere più liberi, avvertire di qualunque cosa farai. Io vivevo velocemente, ora non sarà più possibile”. E afferma che purtroppo potrebbe essere una cosa lunga. E dice di avere paura, anche perché “la paura aiuta a non fare errori e chi non ha paura è un incosciente”.