S’intitola Dalla tua parte, una delle puntate di Che ci faccio qui, il programma di Rai 3 condotto da Domenico Iannacone che oggi racconta la storia di Massimo Manni. Manni, ex allevatore in un’azienda agricola alle porte di Roma, ha fondato a Nerola il rifugio ‘Capra libera tutti’, dove accoglie e si prende cura di più di 200 animali. Alla luce della sua passata esperienza ‘dall’altra parte del recinto’, quest’uomo ha deciso di cambiare prospettiva, schierandosi stavolta con quegli esseri che – seppur oggettivamente inferiori – meritano comunque grande rispetto e tutela anche dal punto di vista legislativo. “Molti credono che quello che faccio qui al Santuario sia una cosa grandiosa, in realtà è il minimo che si possa fare”, fa sapere lui in un’intervista al magazine vegolosi.it. In particolare, nel corso della sua prima esperienza lavorativa, Massimo ha avuto a che fare con capre, agnelli e conigli da compagnia. Il cambio di rotta è avvenuto dopo la vendita di alcuni agnelli: “Per questioni pratiche”, spiega, “dovevo liberarmi dei maschi per far andare avanti l’allevamento. Ho rivisto giorni dopo quel fatto, alcuni dei miei agnelli trattati come oggetti, in condizioni pessime e me li sono ricomprati al doppio del prezzo e da lì, da solo, ho iniziato a capire che il mio allevamento poteva già essere un santuario”.



Massimo Manni: “Diventare vegano passo necessario”

Detto, fatto. Da quel giorno in poi, quel posto ha cambiato connotazione, trasformandosi da “azienda” (attività economica dove gli animali non sono né più né meno che merce di scambio) a una specie di luogo di asilo per tantissimi di loro. Inutile dire che anche la sua alimentazione è diversa: “A me i vegani stavano profondamente antipatici, non li tolleravo, eppure mentre il mio allevamento diventava un santuario dove gli animali crescevano e non servivano a niente (concetto non facilissimo da spiegare), cucinavo e iniziavo a vedere i muscoli, il grasso, i tendini… gli animali, insomma. Allora ho allontanato la forma e ho iniziato a mangiare i burger, le polpette, ma non è servito: diventare vegano è stato il passo necessario e naturale”. Massimo Manni spiega così quell’espressione un po’ controversa e facilmente fraintendibile (“non servono a niente”): “Se vai in una fattoria didattica ti spiegano cosa producono gli animali: il latte, le uova, la lana… ma la verità è che gli animali non servono a niente, servono a sé stessi, non producono nulla, quello è il loro corpo, la loro riproduzione, la loro vita, punto e chiuso”.



Massimo Manni parla degli allevatori: “Non è insultandoli che si ottiene qualcosa”

Alla fine dell’intervista, Massimo Manni spezza una lancia a favore dei suoi ex colleghi. Premessa: “Io detesto qualsiasi forma di violenza e sono convinto che chi lavora negli allevamenti lo fa non di certo perché è crudele”. Detto questo, lui è convinto di una cosa: “Se ad un certo punto qualcuno andasse da loro a dire ‘ora il tuo lavoro è pelare patate e creare burger di seitan’ loro direbbero ‘va bene, basta che mi fate guadagnare, a me va bene’. Gli allevatori sono il nemico? Forse, ma non è di certo insultandoli che si otterrà qualcosa”.

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