Franca Leonini e l’amore per il marito Massimo

Massimo è il marito e padre delle figlie di Franca Leosini. Un grande amore quello nato tra la giornalista e conduttrice di Storie Maledette e l’uomo a cui è legata da tantissimi anni e di cui si conoscono davvero pochissime informazioni. Massimo è un uomo molto discreto e riservato proprio come la moglie che ha sempre preferito evitare di parlare della sua vita privata e sentimentale. In pochissime occasioni la giornalista si è sbottonata rivelando dettagli sul suo conto e in particolare sulla sua vita privata. In una intervista ha confessato: “ho lasciato un altro per lui, ma la vita bisogna aver il coraggio di viverla a fondo”.

Più di 30 anni d’amore tra Massimo e Franca che hanno creato una bellissima famiglia composta da due splendide figlie. “A Napoli sono rimaste le mie figlie, due ragazze felici e un marito del tutto disinteressato al mio lato pubblico. Per lui che io faccia le polpette o le storie maledette, non fa differenza” ha raccontato la presentatrice di casa Rai in una intervista.

Franca Leonini e l’incontro con il marito Massimo

Franca Leosini e Massimo si sono conosciuti per la prima volta durante una festa a Napoli. L’uomo si è avvicinato alla dona facendole dei complimenti sulle gambe. La giornalista ha prontamente risposto, ma poco dopo i due hanno cominciato a conoscersi. “Fu amore. Ancora oggi lui fa la spola tra Napoli e Roma. Qualche volta mi raggiunge qui solo per guardare insieme a me la trasmissione, la domenica sera…” – ha raccontato la conduttrice di Storie Maledette che, parlando proprio del compagno, ha rivelato – “per lui che io faccia le polpette o le storie maledette non fa differenza”.

Sta di fatto che Franca Leosini da quando ha incontrato Massimo la sua vita è cambiata, al punto da decidere di utilizzare il suo cognome e “rinunciare” al suo (Lando, ndr). “Sono nata in una culla privilegiata. Famiglia altoborghese, mio padre lavorava nella finanza che conta. Quando ho scelto di chiamarmi Leosini l’ho fatto perché io conduco una vita ‘da metalmeccanica’, lavoro dal mattino presto alla sera tardi. Il mio cognome mi pesava. Non volevo che si dicesse che lavoravo grazie a papà…”.