Massimo Ranieri e il brutto incidente che lo ha tenuto a “riposo”: “E’ stato doloroso, ma ho capito una cosa…”

Lunga intervista a Massimo Ranieri sulle pagine della rivista ‘Credere’. Il cantante settantunenne si racconta a tutto tondo, focalizzandosi sul periodo di “riposo forzato” reso necessario dalla brutta caduta dello scorso maggio durante uno dei suoi spettacoli a Napoli. “È stato per me un periodo di riflessione”, ha commentato Massimo Ranieri a proposito dell’incidente di qualche mese fa. “Quei cinquanta giorni fermo e la lunga riabilitazione li ho vissuti come un giusto riposo, anche se forzato e doloroso, così ho capito tante cose: innanzitutto che anche se me ne sento trenta, ho già compiuto settantuno anni ed il fisico, certe volte, non risponde più come prima”.



“Bisogna farci i conti: devo tener presente che non posso pretendere troppo da me stesso come quando ero un ragazzo“. Una presa di coscienza che non demoralizza Massimo Ranieri, semmai lo rende appunto più realista e grato nei confronti della vita. “Quella caduta, che poteva davvero finire peggio, è stata la pacca di Dio sulla mia spalla. È stato un momento buio: ho capito poi che era una manna dal cielo”, ha continuato.



Massimo Ranieri e il rapporto con la fede: “Incidente? E’ stato il buon Dio ad avvertirmi”

Massimo Ranieri, sempre nel corso dell’intervista, rilasciata nell’ultimo numero di Credere ha parlato del suo rapporto con la spiritualità e con la fede: “Non sprecare il talento è il mio modo di ringraziare il buon Dio“, ha detto. “E’ la mia risposta alla sua chiamata”. L’artista non fa mistero di essere sempre legato a Dio e che, proprio la fede, lo ha aiutato moltissimo ad affrontare la rovinosa caduta, consumatasi durante uno dei suoi spettacoli al Teatro Diana di Napoli.



Conseguenze non indifferenti, con la rottura di quattro costole, l’omero e la frattura di un polso: “C’è il video della caduta, ma non voglio vederlo: mi sembrerebbe di rivivere tutto il dolore provato“, ha detto. “So soltanto io quante notti sono stato in poltrona perché non riuscivo a dormire: non trovavo la posizione. Mi faceva male dappertutto. E la ripresa è stata lunga. È stato un momento buio: ho capito poi che era una manna dal cielo. Era stato il buon Dio a tirarmi per la giacca, per avvertirmi, come mi avesse detto: “Non ti vuoi fermare, capatosta? Mo’ ti fermo io”.