Sigmund Freud ha lasciato un’impronta importante nella psicoanalisi e ancora oggi è al centro di numerosi studi e pubblicazioni. Ne sa qualcosa il dottor Massimo Recalcati, autore di diverse pubblicazioni in riviste specializzate. Al centro di tutto la concezione dell’inconscio, il luogo dell’archivio, del passato che non si estingue e che ruota attorno all’indistruttibilità del desiderio. “L’ostacolo maggiore all’accesso di questo inaudito ‘sollen’ che coincide con il proprio Es è costituito dalla pulsione di morte”, scrive nel suo La legge del desiderio, riportato da DoppioZero. Oggi, mercoledì 3 giugno 2020, lo psicoanalista Massimo Recalcati sarà uno degli ospiti che vedremo su Rai 3 grazie a #Maestri, dove parlerà appunto dell’eredità di Sigmund Freud. “La sua pratica di psicoanalista lo sospinge verso una verità oscena e scabrosa che quell’antropologia ingenua vorrebbe mantenere occultata”, ha scritto nel suo Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione, “i pazienti non vogliono guarire, essi mostrano un attaccamento inquietante alla loro sofferenza, abbracciano languidamente proprio ciò che li rende schiavi, adorano ciò che gli fa male!”. La stessa vita dimostrerebbe la propria corsa verso la distruzione, grazie alla pulsione di morte. “I pazienti non vogliono guarire, non vogliono rinunciare al loro godimento rovinoso”, dice Martinelli su Repubblica, “Un masochismo originario scardina il quadro morale dell’aristotelismo. Diversamente dalla vita animale – governata infallibilmente dalla legge naturale dell’istinto di vita – quella umana non evita affatto il male ma lo brama, lo ricerca coattivamente”.
MASSIMO RECALCATI: “L’UOMO E’ CONTRO SE STESSO”
Massimo Recalcati ha parlato più volte dell’evoluzione del pensiero di Sigmund Freud, sottolineata nei suoi testi e nel cambiamento di visione avvenuto nel corso dei suoi studi. La svolta per il celebre psicoanalista avviene con Al di là del principio di piacere, dove per la prima volta Freud non si rifà alla filosofia tedesca post-idealista, ma annuncia una tesi personale sconvolgente: “L’uomo non solo non è padrone in casa propria”, scrive Recalcati su Repubblica, “non solo è diviso da se stesso, ma è contro se stesso. L’uomo non vuole il proprio Bene, non agisce ispirato dall’ideale naturalistico-edonistico del proprio benessere – come si direbbe oggi – , ma ricerca (inconsciamente) il proprio male, la propria distruzione”. Prima di questo testo, Freud aveva abbracciato invece la visione opposta, ovvero che la psiche tende a evitare il dispiacere e a procurarsi il piacere. Da quel saggio in poi invece le cose cambiano: “Perchè, si chiede Freud, i soldati che ritornano dal fronte non riescono a dimenticare i loro traumi ma tendono invece a ripeterne coattivamente i contenuti?”. “È il fenomeno della coazione a ripetere che manifesta l’esistenza della pulsione di morte”, continua Martinelli, “L’etica della psicoanalisi appare totalmente irriducibile a quella greca: la conoscenza del Bene non comporta affatto la realizzazione del Bene. Il soggetto può conoscere il proprio bene ma sentirsi irresistibilmente attratto a compiere il proprio male”.