LA LEZIONE DI MASSIMO RECALCATI SULLA RESURREZIONE

Gesù e la resurrezione insegnano il valore reale della vita umana: non si nasconde la “letio” organizzata dallo psicoanalista e scrittore Massimo Recalcati all’interno del Festival Torino Spiritualità, anticipata in un breve paper su “La Stampa” di oggi domenica 1 ottobre 2023. Il discorso tenuto dal celebre esperto si intitola per la precisione “La vita la do a me stesso: Gesù e la morte” e prova a inquadrare il tema cruciale del cristianesimo e delle altre culture invece più “atee” in merito a cosa succede nel mistero dopo la morte.



Se infatti Freud amava ripetere che l’uomo religioso si affida a Dio perché affida la sua vita inerme alla potenza protettiva di un padre idealizzato, l’imbattersi nella figura umana di Gesù di Nazareth scombina i piani dell’ateo fondatore della psicanalisi: «Gesù non scongiura la sua morte ma la incontra nella sua forma più traumatica. Nessuna rimozione o misconoscimento». Cristo non sposa l’idea di Epicuro che vorrebbe separare la morte dalla vita: dalla morte non si scappa, Gesù lo ha insegnato all’umanità nella storia, racconta Recalcati, «il suo corpo trema, suda sangue, cade a terra, a Dio rivolge la preghiera che è la supplica di non voler morire». Non vuole morire ma non allontana alla fine il calice amaro: «respinge la morte perché ha amato e ama profondamente la vita, non vi è nessuna rimozione del trauma della morte».



“GESÙ, LA MORTE E LA LUCE”

Secondo Recalcati la resurrezione di Gesù comunque non cancella il trauma vissuto della morte, semmai ne acquisisce un significato più profondo e completo: le ferite della Passione confermano come dopo la resurrezione Cristo abbia ancora i segni di quel dolore, accettato però per salvare per sempre l’uomo. «Il Sepolcro vuoto non è un lutto ma apre a qualcosa di inaudito», scrive ancora Massimo Recalcati, in quanto Gesù non è più qui ma non significa che sia rimasto sconfitto dalla vita, anzi il contrario.

«La paura della morte coincide con la paura della vita», si legge tra l’altro nell’insegnamento dei Vangeli, «Gesù pone il problema della differenza tra una vita morta e una vita viva. Lui è incarnazione del vivente, acqua viva che disseta in eterno». In questo senso, ribadisce il paper letto oggi a Torino, la persona di Gesù è la resurrezione che continua ad accedere al di là della morte, «insegna che la vita non è mai vinta». Recalcati leggendo tra la Bibbia e il confronto-scontro con la filosofia atea anche più contemporanea non ha dubbi: «la resurrezione non è la rianimazione di un corpo morto che ritorna in vita, ma è la vita che non può mai essere tutta distrutta dalla morte». Di per sé Cristo non si pone come “immortale”, tutt’altro: è un mortale risorto, torna dal Padre per poter restare nella vita. Per questo, conclude Recalcati, la fede cristiana non necessità «il feticismo del toccare ma preserva la distanza il mistero dell’intangibile, credere anche in ciò che non si può toccare», come insegna la figura della Maddalena.



Per questo, «il vuoto del sepolcro assomiglia ad una luce di una stella morta che insiste a rilasciare luce anche dopo la sua fine». In una intervista all’Osservatore Romano nel gennaio 2023, il professore Recalcati aveva anche sostenuto come Gesù nella storia abbia attraversato la morte ricavandone il significato esistenziale della resurrezione come «la morte non è tutto, che la vita resiste alla morte, che la morte non può essere l’ultima parola sulla vita…Ma questo deve valere per ogni momento della nostra vita, non solo per quello finale. Perché la resurrezione o è sempre o non esiste…Vincere la morte è, infatti, vincere la paura della vita. È questa la traduzione laica che mi sentirei di dare del grande evento della resurrezione».