Massimo Teodori, ex leader storico del partito Radicale e professore universitario, non crede alla minaccia delle bombe nucleari di Vladimir Putin. E, anzi, vede il leader russo in difficoltà, più dell’inizio della guerra in Ucraina. In un’intervista rilasciata a Libero, l’esperto di Storia e Istituzioni degli Stati Uniti all’Università di Perugia rilancia la convinzione del ruolo guida delle potenze occidentali da parte degli Usa. “Di fronte all’arroganza e al rilancio di tipo bellico da parte di Putin – ha esordito Teodori – l’opinione pubblica americana, sia le autorità che i media, ritiene che gli Stati Uniti debbano mantenere il loro ruolo di leadership del mondo occidentale”.



Su questo punto, democratici e repubblicani sono concordi, anche se i primi “dietro a Biden, cercano di risalire quella che fino a qualche mese fa era una differenza di consenso notevole a favore dei repubblicani”. Ma l’opinione pubblica vuole un Paese che risponda alle questioni internazionali in maniera veemente, sia nei confronti della Russia che verso quello che Massimo Teodori considera “l’avversario più importante”, cioè la Cina.



Massimo Teodori: “Gli Usa non credono alle bombe di Putin”

Massimo Teodori, di pari passo con il ruolo acquisito dagli Stati Uniti di leadership sul fronte occidentale, vede l’indebolimento di Putin. Nell’intervista a Libero fa notare che “tutti gli osservatori internazionali ritengono che la posizione di Putin sia molto più debole oggi di quanto non lo fosse nel momento in cui è iniziata la guerra”. Anche se, qualche dubbio sulla sostenibilità del costo della guerra in appoggio a Zelensky inizia ad affiorare. Ma “per gli Usa il costo è sostenibile molto più degli altri Paesi (occidentali, n.d.r.)”.



Un appoggio che oggi vede insieme gli Usa, gli Stati europei e la Gran Bretagna. Ma è stato ricercato l’appoggio anche di altri Paesi come il Giappone e l’Australia per rafforzare il fronte antirusso. Teodori, in ogni modo, non considera seria la minaccia dell’utilizzo dell’atomica da parte di Putin. Gli Usa stessi non hanno mai pronunciato la parola “atomica” in questi ultimi giorni in risposta alle minacce di Putin. E questo la dice lunga su quanto le bombe di Vlad siano prese sul serio oltreoceano.