La facoltà di Psicologia dell’Università di Padova ha istituito nel 2007 un master in Death Studies & The end of Life, ovvero sulla morte. Gli iscritti non sono numerosissimi, ma comunque il corso regge. Anche perché è l’unico in Italia. Nessun altro ateneo ha preso esempio in questi anni. “Non è molto pubblicizzato e funziona soprattutto grazie al passaparola, perché nel nostro Paese la morte è censurata: la si tratta solo se è sensazionalistica tipo nel periodo del Covid o accattivante, come nei film”, ha spiegato a Libero Quotidiano la direttrice Ines Testoni.
Il paragone con altri temi ancora poco entrati nella quotidianità è d’obbligo. “La verità è che la morte è come il sesso. Nessuno ne parla, ma interessa a tutti. Andrebbe insegnata regolarmente nelle scuole, invece resta un tabù radicato anche nella religione, perché mette in discussione la fede”, ha ribadito. È per questo motivo che la professoressa ha deciso insieme ai vertici dell’ateneo di avviare questo corso di studi. L’edizione in corso è iniziata il 4 dicembre e terminerà a settembre, per un totale di 210 ore di insegnamento in presenza o da remoto. “Quest’anno gli iscritti sono 40 ma in futuro potranno aumentare in base alla richiesta”.
Master sulla morte nella facoltà di psicologia a Padova: come funziona
I temi che vengono trattati nel master sulla morte promosso dalla facoltà di Psicologia dell’Università di Padova abbracciano ogni ambito di questo argomento. Tra questi il lutto, i processi psicologici della perdita e la relativa elaborazione, la comprensione delle simbologie e rappresentazioni ad essa inerenti nei diversi contesti culturali e nel ciclo di vita. Non mancano inoltre lezioni sulla death education come strategia educativa e di prevenzione. È un corso che include molte discipline diverse: dalle scienze mediche alla filosofia. Ogni docente tratta la questione dal suo punto di vista.
Anche la platea di iscritti è vasta. “Il 50% sono giovani, l’altra metà professionisti del settore come medici, assistenti sociali e infermieri. Ci sono anche molti artisti: attori, musicisti, pittori. Di religiosi pochissimi. Molte richieste arrivano dall’estero, l’anno scorso avevamo qualcuno persino dalla Colombia”, ha raccontato Ines Testoni. L’obiettivo è di studiare, mettere in pratica gli insegnamenti e fare esperienza. “La parte esponenziale del corso utilizza l’arteterapia, lo psicodramma e la terapia attraverso le immagini, sia per fare un percorso intimo e condiviso sui temi trattati, scambiando idee, emozioni ed esperienze, sia per acquisire strumenti e metodologie che saranno messe in pratica in un project work di gruppo finale”.