Masters of the Air è una serie tv (tutti i 9 episodi sono disponibili su Apple TV+) sui giovani e la guerra. Quindi è di una grandissima attualità. Parla di quei giovani americani strappati dalle loro vite “normali” e catapultati nel più cruento e tecnologico conflitto armato che il mondo abbia conosciuto, la Seconda guerra mondiale. Qualcosa che ormai rischia di essere dimenticato, visto gli anni trascorsi e le generazioni passate, che hanno via via esaurito le fonti del ricordo vivo, la trasmissione orale dei fatti. Con conseguenze che ormai ben conosciamo.
La serie tv Masters of the Air fa parte di una trilogia di grande successo, iniziata nel 2001 con Band of Brothers e poi proseguita nel 2011 con The Pacific, prodotta da personaggi del mondo del cinema del calibro di Steven Spielberg e Tom Hanks (a cui si è aggiunto in questa occasione Gary Goetzman), sodalizio fondato in occasione del pluripremiato Salvate il soldato Ryan prodotto nel 1998. Basterebbe questo “certificato” di nascita per garantire qualità e prestigio al loro ultimo lavoro. Ma per molti aspetti, come spesso capita, con Masters of the Air siamo di fronte a un’opera unica, che riassume e supera tutte le precedenti.
Questa volta la nostra storia è una ricostruzione puntuale di avvenimenti realmente accaduti. Non c’è nulla di affidato alla fantasia dei nostri autori. A testimonianza di ciò Spielberg e Hanks hanno diffuso, in contemporanea con l’ultimo episodio della serie Masters of the Air, un film-documentario di più di un ora intitolato The Bloody Hundredth. È la raccolta puntuale di tutte le dichiarazioni dei protagonisti sopravvissuti, giovani aviatori del 100° battaglione (soprannominato appunto “il maledetto centesimo” per l’alto numero di vittime riportato in combattimento), intervistati ormai negli ultimi anni della loro vita e che hanno confermato in ogni aspetto la storia di quello straordinario ed eroico gruppo di aviatori a cui in gran parte è dovuta la vittoria finale degli Alleati.
Altro protagonista indiscusso di Masters of the Air è l’aeroplano, in particolare il B-17, la “fortezza dei cieli”. È stato un aereo prodotto dalla Boeing in tutta fretta per le nuove esigenze della guerra, quando è apparso chiaro che il suo esito si sarebbe deciso nei cieli. L’aereo aveva una grande capacità di autonomia, postazioni di difesa dagli attacchi dei caccia in ogni angolo di visuale, e sistemi di puntamento per rendere il carico di bombe efficace nel colpire obiettivi precisi. La produzione del nuovo velivolo andò di pari passo con la formazione di un numero enorme di nuovi piloti – alla fine saranno circa 60.000 – attraverso una fase di preparazione accelerata, che in ogni caso durava al massimo 6 mesi.
La storia comincia quando i nostri protagonisti arrivano nel 1943 nella base inglese di Thorpe Abbotts, con alle spalle poche ore di addestramento e nessun combattimento. Devono affrontare l’aviazione militare più esperta al mondo, che combatte da decenni nei cieli d’Europa e che fino a quel momento ha dominato su tutti i fronti di guerra. All’inizio è una carneficina. Le formazioni sono decimate a grappoli dalla contraerea e dai più veloci e agili caccia tedeschi. Tutto cambia quando l’esperienza e la tenacia di questi ragazzi riescono a piegare la resistenza nemica. Prima dello sbarco in Normandia, la guerra è stata vinta nei cieli dell’Europa del Nord.
Masters of the Air è un’opera corale con decine di personaggi. Tra i protagonisti troviamo giovani attori già famosi e altri alla prima esperienza importante. Ne citiamo solo alcuni, come Austin Butler (Elvis), Callum Turner (Harry Potter), Anthony Boyle (Il Complotto contro l’America), Isabel May (1883), Ncuti Gatwa (Sex Education), Bel Powley (Diario di una teenager).
Ripassare la storia non fa mai male, soprattutto quando sembriamo trascinati da un malefico sentimento di oblio, o, peggio, travolti da un revisionismo senza basi e senza dignità, in un’era che sta perdendo il suo passato. Ma il merito di Masters of the Air non è solo quello di riportarci indietro in quegli anni e raccontarci cosa significava “guerra” per milioni di giovani occidentali. Il pregio principale di questa opera è soprattutto quello di far capire come è semplice decidere da che parte stare, quale è il “lato giusto” per cui combattere. È questo, ne possiamo essere sicuri oggi come ieri, si capisce subito. Non serve aspettare di sapere chi sarà il vincitore.
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