LE VIOLENZE CONTRO I PROF E IL PROBLEMA DEI RAGAZZI: PARLA MASTROCOLA
Il caso della prof accoltellata ad Abbiategrasso è solo l’ultimo di una lunga serie di violenze e bullismo ormai non più “esclusivo” tra ragazzi in classe ma anche proprio come “ribellione” continua contro l’autorità del docente. Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha di recente incontratevivi il Presidente del Cnop (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) David Lazzari per provare ad aprire un confronto sul tema dello psicologo a scuola: in tutto questo resta di fondo una fatica concreta nel mondo degli adulti di “rapportarsi” con i disagi e le escandescenze dei giovani che spesso sfociano in violenze più o meno gravi contro la prima forma di autorità in cui si imbattono, per l’appunto l’insegnante.
«Insegnanti insultati, malmenati, accoltellati, picchiati: devo dire che non mi stupisce»: così Paola Mastrocola, docente e scrittrice, su “La Stampa” inquadra la problematica sociale latente nel rapporto tra giovani e anche giovanissimi con le regole e i divieti. Dopo un’esperienza passata in casa con un bambino di 10 anni mai visto prima, il risultato è deprimente: «il padre, persona distinta e gentile, lo ha anche ripreso ma le sue parole si perdono nel nulla». Quindi questo cosa ci racconta? «Non credo che quel padre non abbia educato il figlio, lo ha fatto di sicuro: ma è proprio su quel nulla dove si sono perse le sue parole che dobbiamo interrogarci, su quei divieti alati che svolazzano inutili nell’aria delle attuali famiglie», sottolinea ancora Mastrocola. Dal bambino piccolo intenibile alle corse sfrenate dei giovani in autostrada fino al caso della giovane turista che ripresa per aver fatto il bagno nella fontana di Trevi a Roma arriva a schiaffeggiare il vigile: tutti questi “casi” raccontano un’unica questione, «non amiamo le leggi, le regole, i divieti, ogni forma di imposizione e limitazione. Non tolleriamo più nulla che restringa l’ampiezza smisurata della nostra libertà e dei nostri capricci».
PAOLA MASTROCOLA: “COSÌ SI RISCHIA DI SMANTELLARE LA SCUOLA”
Il passaggio è diretto: se davvero la società odierna è così “allergica” al tema delle regole e delle limitazioni, come si può fare scuola a ragazzi che neanche i genitori riescono a “tenere”? Secondo Mastrocola la scuola è per definizione, oltre ad un luogo educativo anche quel luogo che pone limiti, divieti e imposizioni, che educa alla realtà anche in questi termini.
«Ma se siamo una società abituata a non soffrire più nessuna forma di autorità limitante, ovvio che non possiamo sopportare che qualcuno, un insegnante, ci interroghi, ci dia voti e ci imponga lezioni, insegni quel rispetto delle regole e degli altri che non vediamo più da nessuna parte», rileva ancora la scrittrice su “La Stampa”. La scuola così diventa una vessazione a cui l’unica forma di risposta che si “trova” immediata è d’istinto la violenza: «se la scuola diventa l’ultimo luogo dove si esercita una forma anche se pallida di autorità ecco che diventa inaccettabile». Non si tratta però solo di disagio giovanile ma di una vera e propria, scrive Mastrocola, «cultura dell’illimite». Ma la risposta del mondo adulto, dalla scuola stessa alla politica e all’ingellighenzia è altrettanto inutile e insufficiente: non basta il motto “cambiamo la scuola!”, Siccome i giovani non la reggono più, invece di proteggerla – denuncia Mastrocola – «e potenziarla come ultimo baluardo contro la barbarie, esche che la smantelliamo del tutto eliminando ogni cosa che disturbi, vieti, imponga, turbi, demoralizzi o frustri». Via tutto insomma, via i libri e i voti e tra un po’ si rischia, magari con l’intelligenza artificiale, di levare anche gli insegnanti: la conclusione è amara per l’autrice che guarda seriamente preoccupata al mondo di oggi, «continuiamo pure a smantellare la scuola in modo che sia più conforme all’attualità società, chiederei solo un favore, non chiamiamola più scuola, per il rispetto verso quel che la scuola è stata finora».