Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, esperto di materie prime e consulente del ministro della Difesa, ha affrontato il complesso tema dell’energia sulle colonne del quotidiano “La Verità”, con particolare riferimento all’edizione in edicola lunedì 13 marzo 2023. In particolare, Torlizzi ha spiegato che pensare che il prezzo di energia e materie prime possa tornare ai livelli pre-pandemici qualora in Ucraina si raggiungesse una tregua, altro non è che un grande equivoco, per effetto di due fattori: l’implementazione delle politiche climatiche e la necessità delle economie occidentali di riportare in casa fasi del processo produttivo delocalizzate nelle economie emergenti.
“La guerra in Ucraina – ha spiegato Torlizzi – ha allontanato la manifattura occidentale non solo dagli approvvigionamenti energetici russi, ma anche dalle lunghe catene di fornitura cinesi. Un costo enorme per quelle aziende che avevano fatto della delocalizzazione un loro punto di forza per tenere sotto controllo i costi di produzione e i prezzi di vendita. Ma ora i nodi arrivano al pettine, soprattutto in Europa”. E se la BCE affronta l’inflazione innalzando i tassi di interesse, l’esperto evidenzia come si tratti di un metodo antico, destinato a non dare frutti nel mondo di oggi.
TORLIZZI: “MATERIE PRIME? CINA CONTINUA AD ACQUISTARNE”
Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “La Verità”, Torlizzi ha asserito che la Cina già nel 2021 ha capito di essersi spinta troppo oltre con le rinnovabili e con l’implementazione di politiche climatiche: “C’è stato quindi un robusto ritorno alle fonti fossili, fra cui appunto, il carbone. Il prezzo dell’energia è sceso drasticamente. Oggi la Cina ha un’inflazione intorno all’1%, contro l’8,5% dell’eurozona e fa incetta di materie prime. Sta anche comprando oro. In un contesto di crescente deglobalizzazione, chi ha le materie prime vince. Primo, perché controlla le pressioni inflazionistiche sulla propria economia. Poi, ottenuto il controllo delle materie prime, puoi trasformarle in vere e proprie armi di pressione e conflitto”.
Peraltro, c’è anche il problema delle rinnovabili, troppo legate a fenomeni meteorologici, che portano a considerare come imprescindibili le fonti fossili, che “assicurano regolarità di approvvigionamento rispetto alle rinnovabili caratterizzate da intermittenza fisiologica. O qualcuno pensa di alimentare un’acciaieria con i pannelli solari?”.