L’attuale guerra in Ucraina riapre molte questioni che da tempo rimangono irrisolte. Una di queste diventa evidente a partire dalla questione del gas, del grano e di altre risorse di cui in un modo o nell’altro sembra avere il controllo la Federazione Russa. Allarghiamo per un attimo il problema che pare proprio legato all’altro, il dominio del mondo.



Nella storia della geopolitica, a partire dall’epoca moderna, almeno dall’Ottocento si scontrano due tesi. Come ci insegna Umberto Gori in Lezioni di relazioni internazionali, “Alla fine del XIX secolo l’ammiraglio statunitense Mahan attribuiva una grande importanza al potere marittimo, che è l’obiettivo che gli Stati dovrebbero perseguire per ottenere la supremazia (perché il mare ricopre il 70% del globo terrestre)”. Evidentemente “Mahan prese ispirazione dai successi dell’Inghilterra, che sconfisse Napoleone proprio perché aveva il dominio sui mari”.



Una tesi opposta fu sostenuta all’inizio del Novecento dallo scozzese Halford Mackinder, “che considera determinante il dominio sulle grandi masse continentali”. A suo giudizio questo dominio sulla grande massa terrestre composta da Europa, Asia e Africa presuppone il controllo di un centro (Hearteand) che identifica con la Russia. Questo, secondo qualcuno, spiegherebbe l’iniziativa della disastrosa “Operazione Barbarossa”. Non è un caso che questa teoria fu in parte fatta propria dal tedesco Haushofer, che influenzò molto lo stesso Hitler. Così, mentre Mackinder iniziava a rivedere le sue teorie cominciando a scoprire l’importanza del fattore aereo (in sintonia, in Germania, con le idee di Goering), il Terzo Reich andò a sbattere contro il “Generale inverno” e la massa degli uomini sacrificati dall’Unione Sovietica pur di vincere.



In questo quadro non è forse inutile ricordare che quella che noi continuiamo a chiamare Cina, chiama se stessa Zhong Guo, cioè il paese che sta al centro, al centro del mondo (capito?).

Oggi appare però evidente che, a questi problemi di strategia militare, che dopo l’avvento dei missili intercontinentali portatori di testate nucleari rivelerebbero superata anche la supremazia aerea, se ne aggiunge un altro, quello del controllo delle risorse economiche. A questo volevano arrivare le differenti strategie militari, ma oggi questo fattore diventa parte integrante delle strategie militari stesse.

È evidente che le armi, sempre più sofisticate e che per questo richiedono grandi progetti di ricerca, hanno un costo e un costo sempre maggiore.

Inoltre la vittoria militare, la distruzione del nemico e delle sue strutture ha un altro costo, perché di un nemico ridotto in macerie non puoi sfruttare neanche le risorse. E poi, la guerra blocca la produzione e se a questo si somma il peso di eventuali sanzioni (peso da redistribuire tra sanzionatori e sanzionati) non c’è chi non possa capire la delicata questione dell’impegno economico che prevede una guerra.

Ma c’è un’altra questione che proprio quella delle sanzioni apre in un modo non da tutti previsto. Ci sono Stati i cui territori sono ricchi di risorse che sarebbero sfruttabili, ma che non lo sono per mancanza di mezzi per sfruttarle o addirittura per mancanza di gente che le sfrutti, o per tutte e due le cose.

Un esempio concreto. Nel 1996 venne in Kazakistan un gruppo di esperti della Lega delle Cooperative per studiare le possibilità di sviluppo agricolo del Paese. Davanti a una tazzina di prezioso caffè italiano, che stavo offrendo loro, mi dissero che nel Kazakistan, che in gran parte è coperto da una steppa che sarebbe coltivabile a grano, si potrebbe avere una produzione che potrebbe sfamare alcune centinaia di milioni di persone.

Certo, non c’è gente che coltivi tutta questa terra incolta, e poi, ovviamente, l’avvento sul mercato di tutto questo ben di Dio (nel senso letterale del termine) avrebbe delle conseguenze facilmente immaginabili sul prezzo internazionale del prodotto.

Ora io dico: un Paese è padrone assoluto delle sue risorse naturali o queste devono essere un bene comune per tutti gli abitanti del pianeta? In altre parole: il gas russo è russo per diritto divino o è un bene comune a tutti gli uomini della terra? E così, naturalmente, anche per altre risorse non necessariamente russe. O la prossima guerra sarà per avere quelle risorse energetiche o alimentari che mancano a qualcuno o a molti?

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