Nella riforma che il governo sta pensando per affrontare la questione della differenza di stipendio tra uomini e donne potrebbe finire la maternità. C’è una prima idea sul tavolo per la modifica del congedo in caso di nascita di un figlio. Può sembrare un intervento “laterale” rispetto al “gender pay gap”, ma in realtà non lo è affatto. Oggi sono previsti 5 mesi obbligatori per la madre, mentre per il padre da qualche anno c’è il congedo obbligatorio salito da cinque a sette giorni, più un giorno facoltativo che però può essere preso solo in sostituzione della madre. Ora il governo, come riportato dal Corriere della Sera, sta pensando di introdurre un unico congedo familiare della durata di sei mesi, quindi di allungare quello che finora è disponibile. L’80 per cento del tempo, quindi poco meno dei cinque mesi di oggi, è riservato alla madre, mentre il 20 per cento restante, poco più di un mese, al padre.



MATERNITÀ, ARRIVA CONGEDO UNICO FAMILIARE DI 6 MESI

Visto che sulle donne ricade gran parte del cosiddetto lavoro di cura, il farsi cioè carico dei figli, a scapito della carriera, e quindi dei loro stipendi, si sta pensando di modificare le cose. Anche perché gli incentivi per conciliare lavoro e famiglia che sono stati introdotti negli ultimi anni sono insufficienti, visto che poi a dover conciliare sono quasi sempre le donne. Loro ricorrono più spesso degli uomini al part time o addirittura arrivano a lasciare il lavoro. E allora si sta pensando ad un meccanismo per obbligare i padri a farsi carico di una parte di questo lavoro di cura, pensando che ciò possa contribuire al riequilibrio delle future carriere e dei futuri stipendi. «Se sono sempre le donne a dover conciliare lavoro e cura non cambierà mai nulla. E invece bisogna passare dalle politiche di conciliazione a quelle di condivisione», spiega il sottosegretario al Lavoro per il Pd, Francesca Puglisi. Ma serve una stima del costo per le casse pubbliche: quando si è in congedo obbligatorio, l’80 per cento della paga viene versata dall’Inps, quindi i costi con la riforma sono destinati a salire.

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