Il Corriere della Sera ha acceso un faro sul caso di due italiani, 43 anni lui e 35 lei, che non riuscendo ad avere figli si sono recati in Georgia presso una clinica per la maternità surrogata, precisamente la Vita Nova di Tbilisi. Peccato però che i due genitori si siano fidati delle recensioni ed oggi si trovino a vivere un vero e proprio incubo.



Le loro gemelle sono nate premature lo scorso 23 febbraio, per poi essere trasferite presso la clinica perinatale Gudushauri National Medical Center: e per averle a mamma e papà è stato presentato un conto salatissimo. «Quando abbiamo dato l’incarico all’agenzia — racconta la madre al Corriere della Sera — avevamo chiesto se i bambini sarebbero nati lì e rimasti lì. Ci avevano assicurato di sì e che non ci sarebbero state spese extra, se non 20 euro al giorno. Noi sapevamo di non poter andare oltre i 40mila euro pattuiti perché avevamo chiesto un prestito».



MATERNITÀ SURROGATA IN GEORGIA: BIMBE TRASFERITE IN UNA CLINICA…

Già perchè avere un figlio tramite maternità surrogata non è affatto economico, e bisogna mettere in preventivo migliaia di euro, compresi quelli per i viaggi e i soggiorni vari. Sara e Alberto, nomi di fantasia, si erano fatti attrarre da questo centro dopo aver letto le varie review “verdi”, ma quando è arrivato il momento del parto sono nati i problemi, a cominciare dallo scoprire che la clinica di Vita Nova non avesse un reparto di neonatologia di conseguenze le due gemelle, dovevano essere per forza di cosa trasferite a Gudushauri.



Peccato però che “Quando arriviamo lì ci presentano una fattura di 12mila euro dicendo che avrebbero dimesso le neonate solo alla 36sima settimana quando avrebbero pesato due chili”. La coppia inizia ad insospettirsi in quanto, come sottolinea il Corriere, sono moltissimi i genitori nella loro stessa situazione, con bambini nati prematuri da madre surrogate. Nel frattempo sparisce l’agenzia Vita Nova, con il referente di Sara e Alberto che non risponde più. Il 27 marzo i due comunicano che sarebbero andati a prendere le bimbe con un bonifico, ma la clinica risponde di volere solo i contanti: “altrimenti le gemelle non ve le diamo”.

MATERNITÀ SURROGATA IN GEORGIA: INCUBO PER UNA COPPIA ITALIANA POI L’EPILOGO

Disperati Sara e Alberto si mettono in contatto con la Farnesina per avere un appoggio, e il 2 aprile la clinica replica alla sede diplomatica italiana di stanza a Tbilisi, che le bimbe «non soddisfano i criteri per la loro dimissione dalla clinica», per loro non possono quindi essere dimesse in quanto non ancora in salute nonostante ai genitori non fosse mai stato detto che non stessero bene. I genitori rientrano a Milano per recuperare 12mila euro in contanti e chiudere la vicenda ma una volta tornati in Georgia la clinica chiede loro altri 12 mila euro.

«Abbiamo registrato tutto — dice Sara — martedì il direttore generale del nosocomio Beka Yoseliani ci ha detto che non ci avrebbero dato le bambine se non pagavamo 24mila euro». L’avvocato della coppia è riuscito a trattare con la clinica facendo scendere la cifra a 19mila euro, e se tutto andrà come previsto in queste ore le bimbe dovrebbero essere dimesse. Il quotidiano di via Solferino sottolinea però come in Italia la maternità surrogata è reato di conseguenza ci sarà da affrontare il problema della trascrizione all’anagrafe: il padre potrebbe essere registrato mentre la madre potrebbe essere costretta all’adozione. «Sappiamo che potrebbe succedere – concludono Sara e Alberto – ma affronteremo questo problema una volta che avremo riportato finalmente le bambine a casa».