Utero in affitto, maternità surrogata, gestazione per altri, ci sono molti modi per definire la questione lacerante tra chi è a favore e chi contrario. La verità è che una volta che il bambino nato da maternità surrogata viene in Italia, inizia la lotta per l’iscrizione all’anagrafe. Non è facile trovare un accordo nella proposta di legge in discussione, ma è corretto che almeno ai figli siano riconosciuti diritti e pari dignità come gli altri.
Anche la Corte di Cassazione distingue tra il no alla fecondazione surrogata e i diritti dei nati da tale pratica. Comunque non è in discussione il fatto di consentire la maternità surrogata anche in Italia, ma solamente di dare ai figli nati da queste procedure una legalità identica agli altri, di non creare cittadini con meno diritti tra chi è venuto al mondo in quel modo, non per sua scelta, e di provvedere a una sanatoria per chi è già ricorso a questa pratica perché la tutela del bambino è prioritaria; ha diritto a un certificato di nascita, allo status di cittadino italiano, a godere di assistenza sanitaria, diritto allo studio, ecc.
I bambini e le bambine hanno diritto anche di avere dei modelli genitoriali del ruolo materno e paterno che sono la maggioranza della società italiana di cui fanno parte senza scadere nella genderizzazione ostinata che in alcune scuole e, dunque comunità istituzionali, si tenta di far transitare violentemente come diritti di cittadinanza. I bambini sono figli di almeno uno dei due coniugi eterosessuali e comunque la pratica è già fuori legge da noi e perseguibile penalmente, ed è difficile solo pensare di voler decidere sulle leggi degli altri Paesi, mentre una soluzione ragionevole può rendere perseguibile per il nostro Paese la maternità surrogata anche se commessa all’estero. Altra questione su cui lavorare è quella di chiedere che l’Italia si adoperi presso le Nazioni Unite per arrivare a una Convenzione universale che si esprima contro l’utero in affitto.
Sta di fatto che ospitare nel proprio utero un embrione sviluppato attraverso le tecniche di fecondazione in vitro, favorirne lo sviluppo fino alla fine della gravidanza compreso il parto e consegnare il bambino ai committenti è una pratica che non è detto che garantisca che sia lei la madre biologica, perché l’ovulo di solito ospita un ovocita già fertilizzato con uno spermatozoo di altri due donatori. Le coppie di donne possono fare la fecondazione eterologa all’estero, ormai facilmente accessibile in Europa, e poi partorire in Italia. I padri omosessuali per avere figli devono o adottarne uno o ricorrere alla maternità surrogata, che è una procedura estremamente costosa e quindi preclusa ai più. E possono farlo solo in Canada e negli Stati Uniti, gli unici due Paesi in cui la gestazione per altri è legale per le coppie di uomini non residenti.
La scelta di un Paese piuttosto che un altro si basa sul fatto che la gestazione d’appoggio, segue regole diverse. In Repubblica Ceca, Olanda, Romania e Armenia, la pratica è “tollerata”, quindi priva di una regolamentazione esplicita ed effettuata con criteri stringenti solamente in strutture pubbliche. In India, Cambogia, Thailandia, Russia e Messico, le donne possono affittare il proprio utero ma non donarlo. Gli aspiranti genitori devono pagare. In Brasile, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra, la maternità surrogata è consentita solo se la gestante non ci lucra sopra, non ricevendo alcun pagamento.
Non è solo una questione amministrativa, né un problema ideologico, poiché non ne sono coinvolte solo “coppie” omosessuali: questa pratica della maternità surrogata riguarda più del 90% famiglie eterosessuali, con problemi ad avere figli. La mercificazione del corpo femminile e dei bambini è una distorsione che porta a una mancata ragionevolezza sull’evidente strumentalizzazione del genere umano, anche perché è necessario rendere più semplice il percorso di adozione per tutti. La maternità comprata non è né un atto di libertà, né un atto d’amore, la ritengo una forma di schiavismo, nessun esser umano può essere ridotto a mezzo: è un principio fondativo della nostra civiltà francamente irrinunciabile.
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