Quando la ‘necessità’ per una coppia gay di diventare genitori incontra le esigenze economiche che spingono una donna a prestare il proprio utero in affitto, ma il Paese ne vieta il corrispettivo, questo può diventare un problema. Ma ecco spuntare un ‘escamotage’. Non stiamo parlando del solito modus operandi all’italiana perchè stavolta il caso riguarda il Canada. Lì è ammessa solo la maternità surrogata ‘solidale’ ma alla donna che porta avanti la gravidanza può essere comunque corrisposta una somma di denaro a titolo di rimborso spese.



In pratica in Canada è illegale pagare le donne che si offrono come madri surrogate, le quali dovrebbero prestarsi a questa pratica a titolo completamente gratuito. A stabilirlo è l’Assisted Human Reproduction Act del 2004. Nei fatti però è possibile dare alle stesse somme di denaro più o meno variabili per il tramite di agenzie commerciali, con importi che possono raggiungere anche le migliaia di dollari. E a guadagnarci dunque sono in tre: le coppie gay che potranno avere figli, le madri surrogate che comunque vengono ‘ricompensate’ e le agenzie commerciali che prosperano su questo ‘business’.



Le transazioni connesse alla maternità surrogata ‘solidale’

La storia venuta alla ribalta riguarda Jeffrey Ngan e Kevin Tsai, due gay cresciuti in Canada ma residenti a Taiwan, desiderosi di avere figli. Hanno così ‘ingaggiato’ due donne da ciascuna delle quali avranno un figlio tramite maternità surrogata ‘solidale’. Ognuna di queste mamme è stata definita dai due uomini ‘”tummy mummy”, vale a dire “mamma di pancia”. Ed è così che spiegheranno ai figli come sono nati. In questa vicenda però, come anticipato, l’aspetto economico non è stato eliminato del tutto. Infatti le madri hanno diritto nel corso della gravidanza e nei mesi immediatamente successivi a “rimborsi spese”. E la legge che consente la cosiddetta gestazione surrogata “solidale” elenca come rimborsabili spese come cibo, vestiti, vitamine e trasporto, aggirandosi complessivamente intorno a cifre comprese tra i 30mila e i 45mila dollari canadesi.



Insomma l’aspetto altruistico tende a sfumare se sommiamo il tutto: pagamenti alle agenzie intermediarie che possono anche superare i 10mila dollari, parcelle legali, pagamenti da corrispondere alle cliniche della fertilità e i succitati rimborsi alle madri solidali. Avere un bambino tramite utero in affitto in questo modo comporta spese tra gli 80mila e i 100mila dollari.