“POTERE GENDER IN EUROPA”: LA DENUNCIA DELLA DEPUTATA LEGA SIMONETTA MATONE

Mentre da giorni è entrato nell’agone della politica il tema del “gender” con i controlli scattati dal Ministero della Salute alla clinica Careggi di Firenze sul percorso per la transizione di genere, la vicenda in senso lato torna a far dividere Governo e opposizione anche a livello mediatico. La deputata della Lega e magistrato Simonetta Matone, ospite di “Un Giorno da Pecora” su Radio Rai 1, ha sottolineato come in Europa ad oggi esista tutt’ora una sorta di lobby in “salsa” LGBTQ in grado di posizionare nomine “gradite” tra banche e aziende.



«Vannacci dice delle cose sulle quali si può discutere ma che pensa una parte di Paese e non ha il coraggio di dire», sottolinea Matone incalzata dai conduttori del programma di commento scanzonato alla politica italiana. Ma è sulle del generale riguardo agli omosessuali che la parlamentare della Lega replica nettamente: «Io sono molto aperta, non ho alcuna refrattarietà personale, sono amica di persone omosessuali che vivono insieme e sono andata ai loro matrimoni». Di tali questioni però non è bene che il Paese ne faccia un tema centrale per il futuro della società, così come secondo Matone non è affatto bene «impostare le campagne elettorali, come fa Elly Schlein con il Pd». Parlare sempre del tema gender, ribadisce l’ex magistrato, farebbe parte di una espressione «di un potere che c’è dietro, in Europa esiste un potere intorno alla questione gender».



APPENDINO ATTACCA MATONE: “PAROLE GRAVISSIME SULLA LOBBY GENDER”

È poi sul tema della presunta “lobby gender” che i conduttori di “Un Giorno da Pecore”, Giorgio Lauro e Geppi Cucciari, insistono per capire meglio da Simonetta Matone cosa intenda nello specifico: «esiste una lobby gender», conferma la parlamentare della Lega. Un gruppo di potere in grado di «attribuire posti in grandi banche, in grandi gruppi, nei cda delle aziende. Le dinamiche sono molto complicate e difficili». Il tema non è tanto la presenza o meno di persone omosessuali ai vertici dell’Europa ma una questione molto più di fondo: «esiste questo pensiero unico. Io contesto che ci si debba occupare esclusivamente di questi temi». Anche a livello mediatico, aggiunge Matone, vi sono in tv ancora oggi programmi nei quali il 70% del gossip è occupato da coppie di natura LGBTQ: «L’altra sera c’erano Cecchi Paone ed il marito. Questo è un fronte ormai superato, il Paese è molto più avanti di quanto si pensi».



Secondo Simonetta Matone il problema non è la sacrosanta libertà di pensiero e relazioni per ogni individuo, ma è piuttosto il «bombardamento continuo» di questo pensiero unico che è sbagliato, «è un tema superato, il Paese è molto più avanti di quanto si pensi». Contro Matone e il Governo Meloni si scaglia immediatamente la vicepresidente del M5s, Chiara Appendino: in una nota a commento delle parole emerse nel programma radiofonico, l’ex sindaco di Torino attacca «parole gravissime e riportano a teorie mistificatorie e oscure generatrici di discriminazione, infamia e violenza nei confronti della comunità LGBTQI». Per Appendino l’Italia non dovrebbe occuparsi di questi temi e perciò Matone «farebbe bene a chiedere scusa, perché certe parole rischiano di fomentare teorie complottistiche alla base di rigurgiti pericolosissimi di violenza e di discriminazione. Ci chiediamo: il pensiero di Matone è quello di tutto il governo? Anche Giorgia Meloni pensa che l’Europa sia guidata da una ‘lobby gender’?».