Se c’è una cosa a cui in genere rinuncio volentieri è andare ai matrimoni: buchi d’attesa infiniti, gente tirata a lucido che ci studia neanche fossimo il piano di fuga de La casa di carta, olivacce fritte che ti parlano fino a tre giorni dopo… Tuttavia, di questi tempi di quarantena forzata, parteciperei volentieri anche a un matrimonio.
Ma… non si può. O meglio, non si poteva fino a poco tempo fa.
Ora – causa distanza sociale – si può, ma solo se ci si accontenta di farlo in video-chat: il filmato del matrimonio coinciderà con il matrimonio stesso.
A New York, infatti, da qualche giorno ci si può sposare via Zoom, o Skype.
La concessione di licenze di matrimonio a distanza, peraltro è già operativa in altri Stati come l’Ohio, il Colorado, ma anche negli Emirati Arabi.
Come funziona? Papà porta la sposa al monitor, lo sposo la guarda dritto nella camera, e il rito fa il suo corso come se fosse dal vivo. Solo che – tra sposi, impiegati celebranti e invitati – ci troviamo tutti a dieci o mille chilometri di distanza, e per un attimo ci pare di fare un balzo indietro nel tempo quando nello schermo della tv via cavo c’era Lady D.
Proviamo prima a vedere i vantaggi di questi matrimoni a distanza: per gli invitati, senza dubbio il poter partecipare in comode infradito da spiaggia. Per gli sposi, il non dovere rimandare oltre le nozze, come faranno tante altre coppie, diciamo a fine anno… quando – stando alle previsioni – trovare una data libera sarà più arduo che reperire una mascherina: si preannunciano matrimoni di martedì, mercoledì, a novembre, gennaio… ci si dovrà accontentare di uno slot libero, tipo quando ti accaparri la data di consegna della spesa a domicilio.
Quanto invece ai possibili problemi… non si deve sottovalutare l’aspetto tecnologico della piattaforma: se sul più bello dovesse venire meno la rete internet a uno degli sposi? E se qualche invitato poco tech si collegasse alla chiamata spargendo senza volerlo un (altro) virus a tutti i computer collegati?
Ma al di là di pro e contro, la domanda che viene a tutti è: perché tanta fretta, e non aspettare invece di potersi sposare in carne e ossa? C’è chi dice che tanti di questi matrimoni saranno d’interesse, vista l’opportunità di estendere la copertura assicurativa anche al coniuge (che – da celibe/nubile potrebbe esserne sprovvisto). Ma al di là di questi casi limite, il sacramento-zoom mi sembra piuttosto un modo molto spiccio per dire: la vita va avanti – magari con più tecnologia e meno poesia – ma the show must go on.
Ultima chicca sulla torta nuziale: nel caso ci si trovi tutti in abitazioni separate, consumare un brindisi d’augurio non sarà di certo una novità (di aperi-zoom sotto sera siamo ormai ubriachi tutti).
Ma… ecco, consumare oltre allo champagne, anche il matrimonio lo vedo già un pelo più complesso.