È un discorso realistico, ma basato su una grande speranza ideale e un significativo riconoscimento, quello che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto ieri in occasione della conclusione della 44esima edizione del Meeting di Rimini.
Il Presidente ha ricordato la sua partecipazione al Meeting del 2016, quando ricorrevano i settant’anni della nascita della Repubblica. E la discussione, il lavoro di questa grande e riaffermata occasione di incontro per l’Italia, come il Meeting per l’amicizia dei popoli, aveva un titolo coraggioso: “Tu sei un bene per me”.
Ancora, Mattarella ricorda il suo “intervento da lontano” nel 2021, nell’anno del Covid, quando il tema era “Il coraggio di dire io”.
A questo punto Mattarella ha fatto una sintesi significativa, che vale per lui, ma vale per tutti. Dice il Presidente: “ Mi sembra, quasi, un completamento di riflessione, svolgere una qualche considerazione, qui, quest’anno, sull’amicizia, carattere dell’esistenza umana”. Ragionare cioè sul titolo del Meeting, L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile.
In un momento di disordine mondiale, quando si regolano i conti con la morte e la guerra, quando tutto sembra centrato intorno ai problemi economici, al grande problema dei migranti che sta caratterizzando un’epoca e infine all’egemonia mondiale che sostituisce la collaborazione e l’amicizia tra i popoli, Mattarella pone subito una domanda che rovescia completamente il modo di pensare di questi ultimi anni. Dice infatti il Presidente: “Su cosa si fonda la società umana; la realtà, che si è organizzata, nei secoli, in società politica, dando vita alle regole – e alle istituzioni – che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni?”.
Qui Mattarella è come se avesse tirato la giacca a tutti gli specialisti e analisti del mondo e del nostro Paese, quelli che colgono solo gli elementi di scontro e di differenziazione, per ribadire invece un concetto fondamentale della storia dell’umanità: “Il crescere dell’amicizia fra le persone è quel che ha caratterizzato il progresso dell’umanità”.
Poi ha aggiunto con passione: “L’amicizia come vocazione – incomprimibile – dell’uomo”. È vero che l’umanità si è spesso trovata, per tanti secoli, sull’orlo del baratro, tra guerre e odi, ma poi è la stessa umanità che ha ritrovato dentro di sé la forza, le risorse morali per ripartire, per costruire un mondo diverso “in cui il conflitto lasciasse il posto all’incontro”.
È un monito importante, ripetiamolo, quello di Mattarella, in un momento di grande “disordine mondiale”, di guerra all’interno della stessa Europa e di una insoddisfazione generale dell’opinione pubblica, dei giovani che non sembrano vedere più un futuro con un minimo di speranza. Quindi è importante che il Meeting abbia colto questi tempi epocali e che il Presidente li abbia sottolineati come il riconoscimento di un’esigenza che ormai è diventata mondiale.
E qui Mattarella coglie l’occasione di festeggiare i 75 anni della Costituzione per richiamare lo spirito costruttivo che caratterizzò quel periodo per l’Italia. È quello spirito, pare indicare senza mezzi termini il Presidente, che bisogna ritrovare in un momento di grande confusione come questo.
“Uno spirito analogo ha ispirato la nostra Assemblea Costituente, nella quale opinioni diverse si sono incontrate, in spirito di condivisione, per affermare i valori della dignità e dell’eguaglianza delle persone, della pace e della libertà”.
È forte il richiamo di Mattarella: ecco come nasce la Costituzione, con l’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare insieme le barriere e gli ostacoli, per esprimere la nostra stessa umanità.
Ed è anche importante il passaggio successivo del discorso di Mattarella dove sottolinea di non condividere lo “stato di natura” di Thomas Hobbes, l’“homo homini lupus” che risale a Plauto, quando si teorizzava la vittoria della forza.
Mattarella specifica bene la distinzione tra scontro e amicizia, anche per la politica. La vera amicizia, il vero rapporto di amicizia umano sta nel rispetto reciproco, nel dialogo tra diverse posizioni che vanno trattate con rispetto, con la volontà di trovare una soluzione.
E il fatto più importante probabilmente, quello che trasforma lo spirito di amicizia in soluzione politica, è il rifiuto di due concezioni che hanno trovato spazio in questi anni: da una lato la massificazione ideologica, l’appiattimento su un’idea che si è trasformata appunto in ideologia e che ha portato a disastri mondiali, e dall’altro l’esaltazione dell’individuo singolo che, perdendo persino il suo carattere di persona, diventa isolato.
Nessuno oggi, in un’epoca di profonde trasformazioni come quelle che viviamo, può volere un’omologazione del pensiero dominante, che è poi quello ideologico che ha insanguinato l’Occidente del Novecento e che sembra covare sempre dietro a un angolo di quei rapporti sbagliati che spesso hanno creato gli uomini.
Come in una lezione per tutti, Mattarella fa anche un riferimento alla Costituzione americana e ricorda come fu l’italiano Gaetano Filangieri a suggerire a Benjamin Franklin di sostituire all’espressione “diritto alla proprietà”, “diritto alla felicità”.
Nella nostra Costituzione questa espressione non c’è, ma basta consultare gli articoli 2 e 3 per comprendere che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili degli uomini, sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui svolge la sua personalità e deve richiedere l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà. In più si deve chiedere alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, dopo aver sancito che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge.
Questa di Mattarella è stata un’importante e utilissima premessa per arrivare a un messaggio politico inequivocabile. Lo dice a conclusione del lungo ragionamento che abbiamo cercato di riassumere.
Nel finale Mattarella diventa perentorio e molto convincente sulla base delle sue premesse. Si rivolge all’Europa: “L’Europa che conosciamo è nata da un reciproco impegno di pace che i popoli e gli Stati si sono scambiati dopo l’abisso della seconda guerra mondiale. Su quella pace è cresciuta la cultura, la civiltà europea. Non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra”.
Ma subito Mattarella lega questo impegno a un altro grande problema che divide: “Una pace giusta non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori vanno affrontati per quello che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da mura e da barriere”. E aggiunge: “Certo occorre un impegno finalmente concreto e costante dell’Unione Europea. Occorre sostegno ai Paesi dei flussi migratori”.
Tocca infine, dopo la lunga premessa, i tempi fondamentali per risolvere il disordine mondiale in atto, che poi riportano come al solito ai muri, alle barriere, ai nazionalismi, alle massificazioni ideologiche.
Sembra quasi paradossale nella sua linearità il presidente della Repubblica nell’indicare i mali che affliggono da sempre il progresso umano ed è bello in fondo sentire l’invito di Mattarella ai giovani del Meeting: “Fate che speranza e amicizia corrano anche sulle vostre gambe”.
Realismo, coraggio e riscoperta dell’amicizia umana. Il discorso politico più convincente, in questo marasma nazionale, dove ci si inventano con “passione” le contrapposizioni in vista delle prossime elezioni, e in questo marasma mondiale dove ci si contrappone su tutto e si cerca solo una posizione dominante, non un pluralismo determinato da un sincero spirito di collaborazione e di “amicizia umana”.
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