Intervenendo alla chiusura della cerimonia di commemorazione per i magistrati vittime del terrorismo, il Presidente Mattarella ha fatto un’ampia parentesi sulla situazione della giustizia e delle toghe ai giorni nostri, non lesinando critiche alla gestione del Csm dopo gli scandali emersi nell’ultimo anno (Palamara e non solo). «Nel nostro Paese – come in ogni altro – c’è costantemente bisogno di garantire il rispetto della legalità. Anche per questo la Magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini, così gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca», ha sottolineato il Capo dello Stato citando direttamente il caso-Palamara come vulnus negativo, «La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia – la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge – sembra presentare l’immagine di una Magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi».



Mattarella parla di «grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della Magistratura», rilevando però come questo non tolga la bontà del sistema-magistratura nel suo insieme, con un ordine «impegnato nella quotidiana elaborazione della risposta di giustizia rispetto a una domanda che diventa sempre più pressante e complessa». Per il Presidente della Repubblica, che è anche n.1 del Csm, la stragrande maggioranza dei giudici e magistrati «è estranea alla “modestia etica” – di cui è stato scritto nei giorni scorsi – emersa da conversazioni pubblicate su alcuni giornali e oggetto di ampio dibattito nella pubblica opinione. E, anche per questo, non si può ignorare il rischio che alcuni attacchi alla Magistratura nella sua interezza siano, in realtà, strumentalmente diretti a porne in discussione l’irrinunciabile indipendenza».



Nella riforma del Csm che va impostata al più presto, conclude Mattarella, non serve un ampliamento dei poteri del Quirinale in merito bensì «riduzione dei tempi del processo alla revisione dell’ordinamento giudiziario, deve mirare a consegnare al cittadino una giustizia, non soltanto più efficiente e celere, ma anche e soprattutto più credibile attraverso il recupero della fiducia nella magistratura».

CERIMONIA AL QUIRINALE PER I MAGISTRATI UCCISI

Il terrorismo e i magistrati: l’Italia è tristemente ricca di martiri della giustizia trucidati dalle azioni criminali di mafie, Brigate Rosse e gruppi terroristici negli ultimi 50 anni. Oggi al Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella commemora alcuni di questi nomi magari meno “noti” alla vulgata ma pur sempre uccisi per il loro “normale” lavoro di eroismo quotidiano, lontano dai riflettori della politica e troppo spesso dimenticato; oggi si celebrare il quarantesimo anniversario dell’uccisione di Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato e Gaetano Costa ma anche il trentennale dell’omicidio del giudice siciliano Rosario Livatino. Alla cerimonia in diretta video streaming sui canali social del Quirinale – dalle ore 17.30 in poi – parteciperanno con un intervento a testa David Ermini, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura; Giorgio Lattanzi, Presidente della Scuola Superiore della Magistratura; Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia. Al termine della cerimonia atteso anche l’intervento di chiusura del Presidente Mattarella.



DIRETTA VIDEO COMMEMORAZIONE VITTIME TERRORISMO

Dopo aver riunito questa mattina d’urgenza il Governo Conte per dirimere insieme le prossime scadenze europee del Consiglio Ue di domani, il Presidente della Repubblica si appresta a commemorare con una degna cerimonia nelle sale del Quirinale questi nomi di testimoni e martiri della giustizia. Nicola Giacumbi fu ucciso a Salerno il 16 marzo 1980 dalle Brigate Rosse; Girolamo Minervini freddato il 18 marzo 1980 dalle Brigate Rosse a Roma; Guido Galli fu ucciso invece a Milano il 19 marzo 1980 da una organizzazione terroristica legata agli anni di piombo; il magistrato Mario Amato fu invece freddato da due esponenti dell’organizzazione eversiva neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari il 23 giugno 1980; Gaetano Costa fu assassinato dalla mafia di Cosa Nostra il 6 agosto 1980 a Palermo; infine, il giudice ‘ragazzino’ Rosario Livatino ucciso il 21 settembre 1990 ad Agrigento a soli 38 anni. Per ragioni legate all’emergenza sanitaria non sarà possibile per la stampa accedere all’evento: la cerimonia potrà essere seguita in diretta streaming sul canale Youtube della Presidenza della Repubblica, link qui sotto.