Il discorso di Mattarella di fine anno è stato commentato in questi termini dal presidente del Senato, Elisabetta Casellati, come riporta l’agenzia stampa Adnkronos: “Condivido l’apprezzamento del Presidente Mattarella sul senso di responsabilità dei cittadini che, di fronte ad una emergenza senza precedenti come il Covid, hanno saputo rialzare la testa e ripartire. Ripartire da un punto di vista sanitario con i vaccini e da un punto di vista economico contribuendo con il loro lavoro ad una forte ripresa economica. Ringrazio il Presidente Mattarella per l’autorevolezza e l’equilibrio che hanno ispirato il suo operato”.



Anche Roberto Fico, presidente della Camera, ha voluto dedicare pensieri importanti nei confronti del capo di Stato, come scrive Adnkronos: “Al Presidente Mattarella voglio rivolgere un sincero e non rituale ringraziamento. Per le parole di stasera e soprattutto per quanto ha fatto in questi sette anni da garante della Costituzione e dell’unità nazionale. Con saggezza e autorevolezza ha ispirato la nostra comunità, sostenendola e accompagnandola in uno dei periodi più complessi della sua storia. Il momento che stiamo vivendo impone senso di responsabilità e coesione e l’impegno delle istituzioni e di ciascuno di noi deve proseguire nel solco avviato. L’anno appena trascorso ha visto il nostro Paese fare fronte all’emergenza, adottare le misure per la ripartenza, lavorare per superare le difficoltà e le diseguaglianze acuite dall’impatto della crisi pandemica. Come ha ricordato il Presidente Mattarella, lo spirito di comunità che siamo stati capaci di esprimere deve continuare a orientare il nostro agire quotidiano, perché ciò è indispensabile per affrontare le sfide presenti e future. Ancora grazie, Presidente. E buon anno a tutti voi”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



L’ULTIMO DISCORSO DI FINE ANNO DI MATTARELLA

Per il suo ultimo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di parlare dallo studio della Palazzina del Fuga. In piedi, spalle al giardino, ha confermato che è il suo ultimo messaggio alla nazione. «Ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione. Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente. L’augurio che sento di rivolgervi si fa quindi più intenso, perché alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie per aver mostrato a più riprese il volto autentico dell’Italia, quello laborioso, creativo e solidale».



Sergio Mattarella ha anche brevemente ripercorso il suo mandato. «Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni. Mi tornano in mente i momenti più felici, ma anche giorni drammatici, quelli in cui sembrano prevalere le difficoltà e le sofferenze. Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani ad essere una comunità, con un senso di solidarietà che precede e affianca le molteplici differenze di idee e di interessi». Ma si è soffermato sulla pandemia Covid. «In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi due anni, il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite. Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime, il loro lutto è stato ed è il lutto di tutta Italia. Dobbiamo ricordare come patrimonio inestimabile di umanità l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari, di chi si è impegnato per contrastare il virus, di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo. I meriti di chi fidandosi della scienza e delle istituzioni ha adottato le precauzioni raccomandate e scelto di vaccinarsi. La quasi totalità degli italiani che voglio ancora una volta ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati».

Ha mandato anche il suo personale incoraggiamento: «In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus, imprevedibili nelle mutevoli configurazioni, si avverte talvolta un senso di frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci, si è fatto molto, i vaccini sono stati e sono uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità, ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi per sé e per gli altri. Ricordo la sensazione di impotenza e disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia, di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus, alle bare trasportate dai mezzi militari, al lungo e necessario confinamento di tutti in casa, alle scuole, agli uffici e negozi chiusi, agli ospedali al collasso. Cosa avremmo dato in quei giorni per avere il vaccino?». E sui vaccini ha rinnovato il suo monito: «La ricerca e la scienza ci hanno consegnato molto prima di quanto si potesse sperare questa opportunità, sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla. I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto – ripeto – la pericolosità della malattia. Basti pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni».

Il Capo dello Stato nel discorso di fine anno ha evidenziato anche l’impatto della pandemia Covid. «La pandemia ha inferto ferite profonde, sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori contraccolpi. Eppure, ci siamo rialzati, grazie al comportamento responsabile degli italiani, anche se tra perduranti difficoltà, che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza, ci siamo avviati sulla strada della ripartenza, con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società, e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei. Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo». Quindi, l’appunto sulla resilienza: «Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire e ricostruire. Questo cammino è iniziato, sarà ancora lungo e non privo di difficoltà, ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale».

Mattarella ha evidenziato i momenti più difficili. «Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza». Ma anche in questi momenti ha avvertito una sensazione chiara: «Non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone. Il volto reale di una Repubblica unita e solidale. È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica». Quindi, ha parlato del suo ruolo. «La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale. Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini. Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino. Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica».

Serviranno al suo successore. «Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore. Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale. È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini. E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica. Innanzitutto, con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare. Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni. La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio».

Quindi, la fotografia del momento e il richiamo ai cittadini. «Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati. Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società. Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale. L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi. Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova. I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani».

Nel discorso di fine anno di Sergio Mattarella c’è anche il messaggio ai giovani. «Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società. Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”. Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo».

C’è anche il saluto a Papa Francesco: «Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia».

Quindi, si è congedato con un appello e il suo augurio: «Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia. L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei. Buon anno a tutti voi! E alla nostra Italia!». (agg. di Silvana Palazzo)

“MATTARELLA GUIDA E ARBITRO”

Sul discorso di fine anno di Sergio Mattarella si è espresso anche Angelo Picariello di Avvenire, secondo cui «quando l’arbitro diventa protagonista non è un buon segno», motivo per il quale ritiene che il Presidente della Repubblica «tenderà a dire che i protagonisti sono stati gli italiani». Ma è anche convinto che «ringrazierà le forze politiche per aver avuto il coraggio di assumersi una responsabilità superando grandi diversità di visione in un momento difficile». All’orizzonte c’è un’altra sfida: «Questa fase emergenziale non può essere prolungata ulteriormente, quindi l’elezione del Capo dello Stato richiede un’altra assunzione di responsabilità». Nel corso del suo intervento a UnoMattina ha evidenziato i meriti del Presidente della Repubblica.

«Se guardiamo all’avvio di questa legislatura, tutti abbiamo notato una forte maggioranza antieuropeista in Parlamento. Se ci troviamo ad affrontare un momento così difficile tra pandemia e crescita che bisogna incentivare col più grande europeista del Continente, qualcosa è accaduto». E quel che è successo è accaduto proprio «attraverso quell’opera maieutica del Capo dello Stato, che ha messo alla prova proprio i partiti più anti europei, come M5s e Lega». Picariello ha sottolineato che «la democrazia parlamentare per fortuna consente queste evoluzioni», ma d’altra parte «nessuna imposta da Mattarella, sempre suggerite dalla realtà con un suo ruolo guida, di arbitro, che si è ben notato». (agg. di Silvana Palazzo)

IL FILO ROSSO DEL MANDATO DI MATTARELLA

Il richiamo alla responsabilità delle istituzioni e dei singoli cittadini, con la Costituzione a fare da bussola, è la cornice che potrebbe contenere tutti i discorsi di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’ipotesi è di Nadia Zicoschi, quirinalista del Tg1, che ha ripercorso tutti i discorsi e secondo cui «il filo rosso dell’intero mandato» si trova a partire dal richiamo alla «cura della Repubblica» del 2015, frase ripresa nei tempi più bui della pandemia e che potremmo ritrovare nel discorso di oggi. «Lo Stato si è preso cura dei cittadini, che a loro volta si devono prendere cura dell’Italia», questo il ragionamento attribuito al Capo dello Stato. Nel 2016 si è imposto contro la violenza verbale, un richiamo costante in questi anni. Nel 2017 mancava poco alle elezioni, quindi c’è stato l’invito a votare ai più giovani, «chiamati a dare un futuro al Paese».

Nel 2018 il discorso dell’Italia che ricuce, con la distinzione tra buonismo e buoni sentimenti, ma è anche l’anno della richiesta di impeachment da parte del Movimento 5 Stelle. L’Italia che non cede alla retorica del declino è nel discorso del 2019, in cui Sergio Mattarella ha esortato il Paese ad avere fiducia nelle proprie risorse e a impegnarsi per l’interesse comune. Il messaggio per le istituzioni è sempre stato diretto, come nel caso del discorso del 2020, in cui non è mai mancata la parola speranza, associata alla scienza e ai vaccini, ma soprattutto il riferimento al «tempo dei costruttori». (agg. di Silvana Palazzo)

DA MATTARELLA DISCORSO DI CONGEDO?

Si caricherà di diversi significato il discorso di fine anno di Sergio Mattarella, non solo perché è quasi certamente l’ultimo, ma perché sono molteplici le sfide del nostro Paese, che si trova ormai prossimo ad una svolta epocale. Anche per questo c’è chi spera nella permanenza di Mattarella come Presidente della Repubblica, ma Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, si aspetta «un discorso di congedo», nel quale «in qualche modo rivendicherà quello che è stato fatto, ma soprattutto chiederà al Paese di continuare sulla strada della responsabilità, che in fondo ha dimostrato negli ultimi mesi». Franco ne ha parlato a UnoMattina, spiegando che il vero problema è «garantire la continuità rispetto a quello che è stato fatto ultimamente, dopo una parte di legislatura nella quale il ruolo del Quirinale si è fortemente dilatato, come sempre nei momenti di crisi». Ma proprio così si è espresso il grande merito di Sergio Mattarella, il quale ha portato «forze fortemente anti europee, dichiaratamente populiste, a rientrare nell’alveo della Costituzione. Lì il ruolo del Capo dello Stato è stato fondamentale».

Proprio Mattarella che ha parlato nel 2020 di «tempo di costruttori» può essere senza dubbio definito un costruttore. «Ha avuto come bussola il dover riportare il potere all’interno del proprio ambito. Questo spiega il suo no all’idea di un prolungamento, che ritiene improprio da un punto di vista istituzionale e inopportuno, peraltro non ritengo sia una ipotesi verosimile», ha aggiunto Massimo Franco. Di sicuro Mattarella rappresenta «una cultura istituzionale e politica molto aderente ai principi e valori della Costituzioni, alle alleanze europee e alla Nato». In questi anni ci sono passaggi traumatici, a partire dall’ipotesi dello stato di accusa del M5s. «Mattarella è riuscito a portare le forze politiche verso soluzioni concordate senza che nessuno sia stato in grado di accusarlo di parzialità, questo è il vero miracolo in una Italia così rissosa», ha concluso Franco. (agg. di Silvana Palazzo)

MATTARELLA, L’ULTIMO DISCORSO IN DIRETTA TV

Quello di questa sera alle ore 20.30 sarà il settimo e ultimo discorso di fine anno per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. O forse no: a inizio febbraio scade infatti il suo mandato alla guida del Quirinale ma, complice la risalita dei contagi e le ben note turbolenze nella maggioranza sul futuro politico di Mario Draghi, per Mattarella l’ipotesi di un possibile settennato “bis” non è da escludere fino all’ultimo momento (anche se lui ha fatto di tutto per farlo capire in questi mesi che oggi sarà il suo ultimo messaggio di Capodanno).

Come da tradizione dunque, a poche ore dal Capodanno, è atteso il discorso a reti tv unificate – e in diretta video streaming sul canale YouTube del Quirinale – del Presidente Mattarella per augurare a tutti gli italiani un nuovo anno 2022 con la speranza che possa far intravedere le fine del tunnel pandemico iniziato ormai due anni fa. Al solito con lo stile sobrio e senza “perdersi” in tecnicismi politici, il Presidente dovrebbe rivolgersi alla popolazione facendo il “bilancio” di quanto avvenuto nell’anno appena trascorso, con l’augurio che il 2022 possa essere pienamente vissuto come il secondo step decisivo per la ripartenza italiana dopo le molte ombre e qualche luce del 2021.

MATTARELLA, I POSSIBILI TEMI DEL MESSAGGIO DI FINE ANNO 2021

Difficile che quello in onda stasera possa essere un messaggio ricco di riferimenti politici e consigli per chi lo precederà alla guida del Colle nei prossimi 7 anni: il discorso di Capodanno 2022 di Sergio Mattarella toccherà invece quanti più spunti possibili per ribadire l’unità nazionale, sociale, politica ed economica dopo i tremendi 24 mesi di pandemia da Covid-19. Come spiegato dallo stesso Presidente nello scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, «Quello che sta per concludersi è stato un anno di lavoro intenso, come auspicato al termine del 2020. Con priorità chiare: la lotta alla pandemia e la ripresa della vita economica e sociale del Paese. Credo che possiamo trarne un bilancio complessivamente positivo, per aver alzato la protezione dei cittadini di fronte alla minaccia del virus e per aver rimesso in moto la società. È stato il frutto di scelte coraggiose, dei progressi della scienza, di comportamenti coscienziosi, di senso civico diffuso, e la risultante di una convergenza tra le istituzioni e i cittadini». Secondo le anticipazioni del messaggio di fine anno “filtrate” dal sempre informato quirinalista del “Corriere della Sera”, Marzio Breda, l’ultimo discorso di Mattarella non dovrebbe veder riflettersi le dinamiche ancora molto confuse per la sua successione al Quirinale: «c’è da aspettarsi un incoraggiamento condizionato. Qualcosa che dovrebbe suonare come un’incitazione: “L’Italia ce la farà”. A due condizioni, però. Che i cittadini sappiano mantenere la prova di responsabilità che hanno offerto durante la pandemia. E che la politica sappia fare altrettanto, interpretando i bisogni della società e dell’economia con misure concrete e non contraddittorie», scrive Breda interpretando il pensiero e la prosa del Capo dello Stato.

MATTARELLA, IL DISCORSO DEL CAPODANNO 2021

«Care concittadine e cari concittadini, quello che inizia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso. Abbiamo le risorse per farcela»: si concludeva così il messaggio di fine anno 2020 che Mattarella pronunciò come sempre in diretta a reti tv unificate al termine del primo anno terribile di pandemia. Tanta acqua ne è passata sotto i ponti della Repubblica, a cominciare dalla campagna vaccinale proseguita non senza qualche intoppo ma comunque con il risultato importante della forte riduzione di vittime e ricoveri (anche con l’esplodere della variante Omicron di questi giorni). La scelta di Mattarella di affidare come «estrema e ultima riserva della Repubblica» alla persona di Mario Draghi la ripartenza dell’Italia ha pagato e molto in termini economici, ha visto qualche battuta d’arresto di troppo sul fronte pandemico: di certo però, la considerazione dell’Italia all’estero a soli 12 mesi di distanza sembra decisamente tutta un’altra storia (e non solo per i successi sportivi, che comunque hanno aiutato in questo straordinario 2021 europeo e olimpico per lo sport italiano).

Sempre nel messaggio di un anno fa, il Presidente intimò il popolo italiano a «riappropriarsi della propria vita»: «Il virus, sconosciuto e imprevedibile, ci ha colpito prima di ogni altro Paese europeo. L’inizio del tunnel. Con la drammatica contabilità dei contagi, delle morti. Le immagini delle strade e delle piazze deserte. Le tante solitudini. Il pensiero straziante di chi moriva senza avere accanto i propri cari». La pandemia ha seminato un senso di smarrimento, scriveva ed esponeva Mattarella nel discorso del 2020: il Covid, «pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell’incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità. È questa la realtà, che bisogna riconoscere e affrontare»; nello stesso tempo però, conclude con un auspicio e una constatazione, «sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta. Perché non prevalga la paura e perché le preoccupazioni possano trasformarsi nell’energia necessaria per ricostruire, per ripartire».

IN DIRETTA VIDEO STREAMING IL DISCORSO DI FINE ANNO DI MATTARELLA