LA COSTITUZIONE, IL 2 GIUGNO E IL DIRITTO ALLA FELICITÀ: L’INTERVISTA DI MATTARELLA«Il 2 giugno ci ricorda il diritto alla felicità

»: lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’insolita veste di intervistato oggi su “Il Foglio” in vista della 77esima Festa della Repubblica italiana. Nella lunga chiacchierata con Paolo Pagliaro, il Capo dello Stato sottolinea come il 2 giugno sia la vera festa di tutti gli italiani: «Il ricorso alla consultazione a suffragio universale, maschile e femminile, con voto libero e segreto, rappresentò già di per sé uno straordinario momento costitutivo della nuova coscienza. Le forme che regolano la nostra convivenza sono la declinazione di principi che ritroviamo nella prima parte della Costituzione», rileva Mattarella in ricordo di quel Referendum del 2 giugno che sancì la fine della Monarchia.



I principi richiamati dalla Carta sono quelli centrali su cui si è permeata la lunga tradizione storica e politica italiana: «La centralità della persona, il riconoscimento della sua integrità e inviolabilità, il primato dell’uguaglianza tra gli esseri umani, la dignità, la libertà, la solidarietà, i diritti e i doveri caratterizzano la struttura democratica del nuovo Stato nato dalla Liberazione. Sono valori che appartengono a tutti i cittadini. Sono nostri, e vivono nella società nel passaggio tra generazioni nella partecipazione attiva alla vita civile». Richiamando quanto la tradizione costituzionale era solita riportare dopo l’illuminismo, il Presidente Mattarella sottolinea come nelle Carte si inseriva per iscritto il «diritto alla ricerca della felicità». Il preambolo alla dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti reca proprio questo inciso, suggerito da un grande pensatore italiano, Gaetano Filangieri: «Da quel bellissimo richiamo – presente in qualche Costituzione ai giorni nostri – la nostra Carta indica il diritto al lavoro che, a ben vedere, è un altro modo di declinare la dignità umana, fatta di realizzazione personale e di strumenti di sostentamento, sulla strada della felicità». Dagli Usa all’Italia, secondo il Capo dello Stato l’incipit al diritto della felicità è presente con forza anche nella nostra Costituzione: «ripreso nei primi quattro articoli con una chiarezza e una forza eccezionali. Sono anche articoli pieni di speranza e proiettati verso le nuove generazioni. Sono articoli – e principi – che indicano una permanente azione politica, legislativa e di governo che riesca a guardare oltre l’immediato per disegnare l’approdo migliore per le giovani generazioni. Il lavoro, fondamento della Repubblica, è un obiettivo che ancora manca per troppi giovani e troppe donne».



PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MATTARELLA: “LA PACE NON È SOLO ASSENZA DI GUERRA”

Affrontando un tema tutt’altro che secondario nei tempi che viviamo, Mattarella a “Il Foglio” ricorda come la nostra Costituzione rifiuti la guerra come «offesa alla libertà degli altri popoli e strumento di risoluzione delle controversie internazionali»: per il Capo dello Stato, la pace «non è solo ‘assenza di guerra’, ma un progetto generale di convivenza tra esseri umani che caratterizza tutto l’impianto della Costituzione. Aderisce all’idea luminosa della ‘pace perpetua’ di Kant, non con uno ‘spirito esortativo’ o per una ragione estetica, bensì con forza cogente, perché gli esseri umani sono esposti alle fragilità e alle passioni e solo se si muovono in spirito di concordia e di collaborazione possono vincere i veri nemici che li minacciano».



Dall’Ucraina al Kosovo, non si placano le “fonti” di tensione alle porte dell’Europa: ebbene, ricorda Mattarella, l’unità europea rappresenta proprio «uno degli eventi di maggior successo della storia del nostro Continente. Nel quadro delle istituzioni europee e col loro concorso è stato possibile realizzare i maggiori progressi sociali, garantire democrazia e sistema delle libertà, assicurare una condizione di pace dopo i continui conflitti dei secoli precedenti. Nel contesto odierno, in cui la dimensione dei protagonisti della vita internazionale è determinante, nessuno dei singoli Paesi che appartengono all’Unione Europea sarebbe capace, da solo, di svolgere un ruolo efficace». Nei momenti di maggiore crisi, conclude il Presidente della Repubblica, occorre riscoprire i valori del patto fondato dell’Europa in grado di affrontare uniti le emergenze: «Anche per la costruzione della casa comune i processi di avanzamento sono stati più rapidi nei momenti difficili. La risposta alla pandemia ne è stata un esempio. Nel mondo globalizzato affermare che nessuno si salva da solo non è una mera affermazione di rito.  Il prossimo anno ci saranno le elezioni del Parlamento europeo. Una straordinaria occasione di democrazia per i cittadini di ventisette Paesi. L’Europa siamo noi».