Il Presidente della Repubblica evita in modo preciso, quasi con attento scrupolo, di descrivere l’immagine di un Paese che sta attraversando un periodo politico turbolento e con diversi problemi aperti, da risolvere in tempi abbastanza brevi. Non nasconde la realtà sotto il tappeto, ma la affronta con spirito costruttivo. Ha il dovere di farlo e non ha altre strade da percorrere.



Sergio Mattarella fa quindi gli auguri per l’anno nuovo lanciando un messaggio improntato sulla coesione e la concordia. Invita soprattutto a guardare al futuro in modo positivo. Non poteva, giustamente, fare altro.

In altre parole, il Presidente non sfugge all’elenco dei nodi pericolosi da sciogliere che sono presenti e davanti agli occhi di tutti.  Parla in modo quasi sommesso: “Abbiamo problemi da non sottovalutare.  Il lavoro che manca per tanti, anzitutto. Forti diseguaglianze. Alcune gravi crisi aziendali. L’esigenza di rilanciare il nostro sistema produttivo”. Subito aggiunge con tono di voce carico di speranza: “Ma abbiamo ampie possibilità per affrontare e risolvere questi problemi. E per svolgere inoltre un ruolo incisivo nella nostra Europa e nella intera comunità internazionale”.



Non nasconde quindi la realtà il Presidente, anzi la sottolinea in alcuni passaggi del suo discorso annuale di augurio molto conciso come al solito: “Conosco le difficoltà e le ferite presenti nelle nostre comunità. Le attese di tanti italiani”. Il Presidente, di fronte a tutto questo, lancia un messaggio per avere fiducia soprattutto in se stessi, nell’Italia: “Dobbiamo aver fiducia e impegnarci attivamente nel comune interesse. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo. Ne ho avuto conoscenza diretta visitando i nostri territori”.



Mattarella non ama i toni forti, ma la sostanza di cercare in se stessi la forza di recuperare una situazione di difficoltà, di guardare con fiducia al futuro, emerge bene nelle sue parole di augurio.

Anche le brevi pause del discorso indicano un presa di coscienza e un invito alla coesione e alla speranza. A un certo punto Mattarella è quasi didascalico: “Vi è un’Italia, spesso silenziosa, che non ha mai smesso di darsi da fare. Dobbiamo creare le condizioni che consentano a tutte le risorse di cui disponiamo di emergere e di esprimersi senza ostacoli e difficoltà”. 

E qui il Presidente sembra sottolineare un concetto che molti hanno dimenticato del tutto: “Con spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà. Insieme”.

Le risse politiche non possono interessare il Presidente e quindi le sottolineature, al termine di un decennio difficile sotto tutti i punti di vista, sono indicate come fatti da risolvere, non da rinviare all’infinito: “In particolar modo è necessario ridurre il divario che sta ulteriormente crescendo tra Nord e Sud d’Italia. A subirne le conseguenze non sono solamente le comunità meridionali, ma l’intero Paese, frenato nelle sue potenzialità di sviluppo”.

Mattarella a questo punto precisa: “Naturalmente, per promuovere fiducia, è decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni che devono alimentarla, favorendo coesione sociale. Questo è possibile assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui tempi della vita concreta dei cittadini”.

Ci sono le speranze e anche gli inviti a muoversi. I richiami, anche se molto garbati, emergono nel discorso del Presidente: “La democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza. È importante anche sviluppare, sempre di più, una cultura della responsabilità che riguarda tutti: dalle formazioni politiche, ai singoli cittadini, alle imprese, alle formazioni intermedie, alle associazioni raccolte intorno a interessi e valori”.

Su questo tema della cultura della responsabilità, Mattarella insiste e lo collega a problemi più ampi che riguardano sia il nocciolo duro di una democrazia, sia i valori da trasmettere ai giovani. Dice il Presidente: “La cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica. Questo comune sentire della società – quando si esprime – si riflette sulle istituzioni per infondervi costantemente un autentico spirito repubblicano”. E il discorso porta appunto a questo concetto: “La fiducia va trasmessa ai giovani, ai quali viene sovente chiesta responsabilità, ma cui al contempo dobbiamo affidare responsabilità”.

Il Presidente si sofferma sulla sensibilità dei giovani, sulla loro attenzione ai nuovi problemi (come i cambiamenti climatici) che caratterizzano un’epoca storica nuova. Mattarella specifica: “Le scelte ambientali non sono soltanto una indispensabile difesa della natura nell’interesse delle generazioni future ma rappresentano anche un’opportunità importante di sviluppo, di creazione di posti di lavoro, di connessione tra la ricerca scientifica e l’industria”.

C’è ancora spazio nel discorso di Mattarella per l’azione non sempre corretta dell’informazione e soprattutto per sbandamento mediatico che creano a volte i cosiddetti “social”. 

Agli auguri a tutti gli italiani si accompagnano quelli particolari per vittime del loro dovere, gente che soffre, uomini che vanno nello spazio. Poi il rituale ringraziamento al Pontefice.

Un discorso carico di buon senso, lontano dal clima di  “polveriera” che si vede ogni giorno sul terreno politico e sociale. L’augurio è che le parole del Presidente possano fare breccia e la svolta del decennio non ci riservi invece, come al solito, risse politiche, divisioni pretestuose che non portano da nessuna parte.