Fa in qualche modo mea-culpa Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria. Intervenendo poco fa durante la trasmissione di La7, L’aria che tira, il professore, negli scorsi mesi fra coloro meno propensi a proferire le fatidiche parole “seconda ondata”, ha spiegato di aver sbagliato previsione: “Le previsioni, anche quelle che ho fatto io – le sue parole riportate dai colleghi di Today.it – si sono rivelate sbagliate. È ritornata un’importante ondata di questa infezione e ha trovato medici, sanitari e sistemi già stanchi da una prima ondata che avevamo voluto troppo presto dimenticare”. E la seconda ondata sta mettendo in ginocchio gli ospedali del BelPaese: “In questa situazione non ci siamo solo noi, molti Paesi sono alle prese con gli stessi problemi – ha proseguito Bassetti – è probabile che noi non ci siamo organizzati al meglio, ma quando si ammalano così tante persone il sistema va comunque in difficoltà. Oggi è inutile dire che la colpa è di ciò che non si è fatto durante l’estate, dipende da quello che non è stato fatto negli ultimi 30 anni”.



MATTEO BASSETTI: “C’E’ UN TIMIDO SEGNALE DI RALLENTAMENTO”

Nella giornata di ieri c’è stato un rallentamento dei casi, ed è la prima volta che accade in settimana (il lunedì non fa testo in quanto vengono processati meno tamponi), da un mese a questa parte. “Sembra un timido segnale di rallentamento – ha proseguito Bassetti commentando gli ultimi dati sui contagi – siamo arrivati a 3.000 metri e stiamo correndo, è molto faticoso. Siamo su un plateau ma è molto alto, dobbiamo scendere a 1.500 metri: siamo molto in alto e questo crea enorme pressione sugli ospedali”. Bassetti era stato protagonista di un duro sfogo nei confronti di Genova alla luce degli attacchi ricevuti in questi mesi: “Ho ricevuto attacchi da tutti, da colleghi, da giornalisti, da politici. Sembra essere diventato lo sport cittadino. Manca solo che mi critichino per il colore dei calzini. Amo follemente questa città e ho voluto tornarci a tutti i costi,, volevo che i miei figli crescessero qui. Non immaginavo di trovare tanta cattiveria. C’è questo atteggiamento nei confronti di chi prova a fare qualcosa di nuovo, non stupiamoci se Genova va male. Ricevo ogni giorno offerte di lavoro, potrei andare dove voglio. Arrivati a questo punto o mi rassegno alla mediocrità oppure me ne vado, col dispiacere nel cuore”.

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