Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova, si è espresso sull’inchiesta giudiziaria sulla gestione della pandemia di Coronavirus a tre anni di distanza dal suo “scoppio”. L’ha fatto attraverso le colonne del “Corriere della Sera”, sottolineando che andare a sindacare sulle decisioni che furono adottate quando del virus SARS-CoV-2 non si sapeva ancora nulla “è un esercizio profondamente sbagliato. Piango le vittime, ma mi chiedo: ci sono state solo a Bergamo, perché è dove abbiamo visto le bare sfilare per strada? Ci sono morti di serie A e di serie B? Abbiamo contato i morti non perché qualcuno ha sbagliato, ma perché è arrivato un virus sconosciuto”.



Il punto, secondo il professor Matteo Bassetti, è che è sbagliato mettere sulla graticola chi si è assunto l’onere, in quei giorni tremendi, di assumere decisioni sanitarie: “Secondo me si sta buttando benzina sul fuoco dei negazionisti e dei no vax, perché oggi prendono l’indagine come una vittoria – ha affermato l’esperto –. Temo inoltre che essa incentiverà anche la ‘medicina di difesa’: nessuno si prenderà la responsabilità di decidere in mancanza di certezze. Non conosco il virus, allora non darò alcun trattamento e non prenderò decisioni se non ci sono evidenze, per il timore di essere inquisito. È un pericoloso precedente sanitario/medico”.



MATTEO BASSETTI: “CI SONO STATI ERRORI IN PANDEMIA, MA…”

Al “Corriere della Sera”, Matteo Bassetti ha precisato poi che ci sono stati errori in pandemia, ma successivi alla sua primissima fase. Ad esempio, l’Italia è stata una delle nazioni con i lockdown più lunghi del mondo, incluso il periodo di chiusura delle scuole, e sono state rese obbligatorie per troppo tempo le mascherine all’aria aperta. Il vero problema è che siamo ancora al punto zero nella prevenzione per la prossima pandemia, anche se “so che il ministro Schillaci sta lavorando su questo. È necessario fare pesanti investimenti in strumenti che possano intercettare con sistemi di sorveglianza se si sia di fronte a qualche problema”.



L’istituzione anticipata al 27 febbraio della zona rossa in val Seriana avrebbe risparmiato la vita a oltre 4mila persone, secondo la Procura di Bergamo. Matteo Bassetti, dal canto suo, ritiene che la perizia redatta dal microbiologo Andrea Crisanti si basi su modelli matematici, ma ricorda chenessuno ha uno studio scientifico che possa dare una riprova del contrario: è evidente che la zona rossa avrebbe aiutato a ridurre la diffusione del contagio, ma gli elementi che avevano in mano i decisori politici e tecnici in quel momento erano sufficienti per prendere quella decisione?”. Infine, la campagna vaccinale, definita da Bassetti “un fiore all’occhiello per l’Italia. Inoltre, abbiamo usato noi per primi l’eparina, il remdesivir, il casco anziché l’intubazione… Per questo mi spiace che l’immagine che passa dall’inchiesta di Bergamo sia quella di un’Italia paragonabile all’armata Brancaleone all’opera”.