Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale policlinico “San Martino” di Genova, ha fatto il punto della situazione in merito al ritorno a scuola, ormai davvero imminente, che avverrà in condizioni sicuramente diverse da quelle che ci si augurava alla vigilia delle vacanze estive. L’esperto, mediante le colonne de “La Repubblica”, ha affermato senza mezze misure che “il 15 settembre sarà un gran casino. Noi andiamo ad affrontare la riapertura della scuola con un quadro peggiore di quello del 2020, con una circolazione del virus che è molto maggiore a causa della variante Delta”.



Bassetti ha ribadito che ci troviamo di fronte a una malattia diversa e non possiamo pensare di affrontare la pandemia con gli strumenti del primo virus. Oggi non si è più, dal punto di vista della contagiosità, di fronte a una malattia tipo influenza, ma tipo varicella o morbillo: ecco perché banchi a un metro e finestre aperte non bastano più. “Semmai ci vorrebbero strumenti di movimentazione dell’aria – ha puntualizzato –. Se almeno avessimo messo nelle scuole un condizionatore in ogni classe, già avrebbe fatto molto di più rispetto a dire ‘teniamo le finestre aperte anche d’inverno’, che mi pare siano norme non degne di un Paese evoluto”.



MATTEO BASSETTI: “I POLITICI TRA 15 GIORNI SI LAMENTERANNO, MA…”

La variante ex indiana ha le sue responsabilità, dunque, ma, secondo l’infettivologo, sono innegabili anche quelle della politica, anche per quanto riguarda la vaccinazione degli adolescenti: “Tra 15 giorni – ha rimarcato Bassetti – gli stessi politici che hanno detto di non vaccinare i ragazzini saranno quelli che si lamenteranno, dicendo che non è possibile che si vada a fare la scuola in Dad. La vera domanda da fare a questi signori è: cosa volevano in un anno e mezzo di pandemia per tornare a scuola in sicurezza?”.



Secondo il medico, inoltre, la vaccinazione dei ragazzi rispecchia da vicino quello che è avvenuto nelle fasce d’età superiori: le regioni che hanno vaccinato meno gli over 50, “che poi sono i genitori dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni”, sono le stesse che vaccinano di meno anche i ragazzi. Purtroppo, a giudizio del medico, c’è un problema culturale alla base di questa mancata risposta dei giovani: se non si vaccina il genitore, finisce per non vaccinarsi il ragazzo e questa è “una situazione molto preoccupante e molto brutta, perché secondo me ci sarebbero dei ragazzi che vorrebbero vaccinarsi e trovano genitori culturalmente negativi o contrari al vaccino”.