Matteo Bassetti “sfiducia” i test rapidi. Il professore ordinario di Malattie Infettive e primario al San Martino di Genova ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Stampa e il caso dei 14 giocatori del Genoa positivi al coronavirus a suo avviso rappresenta «la Waterloo dei tamponi»: «Il caso del Genoa dimostra che i tamponi non bastano. Sono utili nella diagnostica dei sintomatici, ma inefficaci per gli asintomatici». Bassetti ha spiegato che il tampone può aiutare a stanare gli asintomatici, ma la situazione può cambiare giorno dopo giorno. Giusto puntare sui tamponi a tappeto nei luoghi a rischio, evidenzia il professore, ma è fondamentale tornare a visitare malati e curare i sintomatici. Il reparto in cui lavora l’infettivologo «è pieno al 60 per cento con la possibilità di ampliarlo. L’età media dei ricoverati è sui 70 anni. Il decorso della malattia si è ridotto a una settimana-dieci giorni ed è più gestibile. I morti sono molti di meno e sui pochi casi gravi la terapia con Remdesivir, cortisone e antibiotico dà ottimi risultati».



MATTEO BASSETTI: “NON POSSIAMO PERMETTERCI UN ALTRO LOCKDOWN”

Matteo Bassetti ha messo in risalto che oggi i positivi sui tamponi fatti restano tra l’1 e il 2 per cento, dato decisamente distante dal 5-6 per cento registrato in Francia. Ma se arriveremo al livello del Paese transalpino sarà necessario adottare misure restrittive, anche se «non possiamo permetterci un altro lockdown». L’infettivologo ha sottolineato che non è possibile chiudersi in casa, ciò che conta è evitare gli assembramenti: «Nelle cene sarebbe meglio non superare le 8-10 persone. Non vanno ancora vietate le feste, ma è stando attenti a questo genere di ritrovi che si scongiura un peggioramento». Infine, sull’obbligo delle mascherine all’aperto: «È vero che ci vogliono almeno 15 minuti per contagiarsi e che la protezione serve soprattutto quando viene meno la distanza, ma in giro ci potrebbero essere dei superdiffusori che tossiscono e le mascherine ricordano di stare attenti».

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