Matteo Berrettini è nella storia: il 25enne tennista romano, battendo quest’oggi in quattro set il polacco Herbert Hurkacz non solo si è qualificato per una storica finale nel prestigioso torneo londinese di Wimbledon ma ha infranto anche un altro record, andando inoltre a fare compagnia all’Italia di Roberto Mancini che questa domenica sarà protagonista di un’altra finale in quel di Wembley agli Europei 2021. Che Berrettini sia davvero il “chosen one” che il tennis italiano attendeva da troppo tempo? E la sua (presunta) rivalità, ma possiamo anche chiamarlo dualismo, col più giovane Jannik Sinner, 19enne fenomeno altoatesino fungerà da propellente per l’intero movimento degli appassionati della racchetta o aprirà la diatriba tra chi è più forte tra loro due?
Andiamo con ordine: la vittoria del tennista capitolino in 4 set (6-3, 6-0, 6-7, 6-4) ha fatto sì che Berrettini diventasse non solo il primo italiano della storia di questo sport a conquistare il pass per la finalissima di Wimbledon -un’impresa non riuscita nemmeno a mostri sacri tricolori del passato- ma anche l’unico ad aver raggiunto in singolare, nella sua ancora non lunghissima carriera, almeno gli ottavi di tutti i quattro principali tornei del cosiddetto Grande Slam, ovvero la citata kermesse londinese, il Roland Garros (Open di Francia), gli Australian Open e gli US Open di Flushing Meadows. Non solo: forte già di cinque titoli ATP conquistati, al netto di sette finali finora disputate, Berrettini è anche il solo tennista italiano ad averne vinti due sull’erba, una superficie sulla quale a soli 25 anni è già ritenuto il miglior azzurro di sempre; infine, last but not least, è uno dei tre italiani ad aver conquistato la qualificazione per le ambite ATP Finals.
BERRETTINI FA LA STORIA DEL TENNIS ITALIANO: I RECORD E IL DUALISMO CON SINNER
“Non ho parole, ci metterò un po’ per capire quanto successo. C’è la mia famiglia, il mio team. Sono davvero felice ed emozionato (…) Sarà difficile non seguire Djokovic-Shapovalov, mi conviene guardare. Io avrò bisogno di un po’ di riposo. Spero che domenica andrà meglio, devo crederci”. Dunque appuntamento questa domenica, ore 14.30, quando Berrettini scenderà in campo per la storia e dove potrebbe sfidare nientemeno che sua maestà, Novak Djokovic, opposto al canadese di origini russe Denis Shapovalov e che sul centrale di Londra ha già trionfato in ben cinque occasioni. Se per l’Italia sarà complessivamente la sesta finale di uno Slam conquistata grazie a tutti i suoi tennisti, va ricordato che erano oramai 45 anni che il tennis tricolore non raggiungeva l’atto finale di uno Slam: l’ultimo a riuscirci fu quel monumento vivente di Adriano Panatta, finalista a Parigi nel 1976. E tutto questo nonostante i pronostici non sorridessero particolarmente a Berrettini, dato per non favorito contro Hurkacz che dal canto suo aveva già battuto il nostro Sinner (peraltro suo amico…) nella finale di Miami di qualche mese fa.
Già proprio Jannik Sinner che al momento, a soli 19 anni anni, vanta un ‘cursus honorum’ logicamente inferiore a Berrettini (due titoli ATP sue tre finali disputate e già il tennista italiano più giovane ad aver vinto un torneo del circuito maggiore, senza dimenticare i quarti al Roland Garros) ma che molti mettono in contrapposizione al tennista capitolino. E i due come si vedono? Lo stile di gioco è molto differente e tra i due c’è, a quanto pare, solo una sana rivalità: nessun astio o volontà di rubarsi i riflettori, ma la consapevolezza di essere diversi e di dover compiere percorsi paralleli, ma pure la volontà di mettersi a confronto. “La rivalità tra me e Sinner fa bene a tutti. Due italiani alle Finals? Perché no…” aveva detto di recente Berrettini sul rivale, paragonandolo addirittura anche a Djokovic “Me lo ricorda, è una macchina…”. Parole al miele o frasi di circostanza per mettere pressione al giovane Jannik? Noi propendiamo per la prima ma, come ha ricordato lo stesso Matteo, questo dualismo li aiuterà a migliorare perché ci sono “tanti ragazzi che ci guardano e iniziano a giocare”.