Matteo Cavagnani, campione di basket della nazionale italiana in carrozzina, atleta disabile 47enne, è stato intervistato stamane dal programma di Rai Uno, Weekly. “Quanti anni ho? Mi fai sentire vecchio… mi nutro di amicizia e tanta gioia, questo è il segreto. Ho capito che i sacrifici sono tanti quindi se non ci si coccola un po’…”. Sulla maglia della nazionale di basket: “Io ho fatto un incidente a 14 anni e fino a quell’età giocavo a calcio nella squadretta del paese, sognavo di diventare un grande atleta, il mio riferimento era Roberto Baggio, che ritengono un grande dentro e fuori dal campo. Sognavo di vestire la maglia azzurra già da bambino”. Sull’incidente che lo ha costretto per tutta la vita ad una sedia a rotelle: “Mi sentivo invincibile – ha proseguito Matteo Cavagnini – affrontavo la vita con la spavalderia che contraddistingue un ragazzo, ho sottovalutato un pericolo e l’ho pagato caro, forse non troppo caro perchè sono ancora qui e posso raccontarlo ma la mia vita è cambiata. A cosa ho pensato quando mi sono risvegliato? Io ricordo perfettamente le frasi del dottore che mi comunicava che mi avevano amputata le gambe, e le mie prime parole sono state che non potevo più giocare a calcio. Un trauma così in un’età così delicata non è facile da superare, ho affrontato due anni non semplici dove mi son fatto del male e ho fatto del male a tante persone che mi volevano bene. Non riuscito più a trovare quella soddisfazione che mi rendesse orgoglioso”.



Poi è arrivato il basket: “E’ stato tutto casuale, ho incontrato due persone di Brescia che mi hanno invitato a giocare, e una volta entrato in palestra mi son reso conto subito che lo sport mi avrebbe appassionato. Mi ha portato a far pace con me stesso, ritorni a giocare, ad essere attivo, competitivo, a ri-scomettere su te stesso, a ritrovare la gioia di fare sacrifici per raggiungere obiettivi, e questo era quello che mi mancava, una strada da seguire. In quello spogliatoio c’è la magia, non so come sia possibile, ma ti fa diventare fratello e nel nostro caso ancora di più perchè ti fa confrontare sulla disabilità, io vedevo persone messe peggio di me ma che sorridevano sempre, e io mi son chiesto come mai non potevo essere felice”.



MATTEO CAVAGNINI: “I MIEI SUCCESSI NON LI AVREI RAGGIUNTI SENZA LA SQUADRA”

Matteo Cavagnini ha aggiunto: “Sono stato premiato due volte miglior giocatore d’Europa e tre volte campione d’Europa con la nazionale, ma son sempre stato circondato da grandi persone e grandi compagni di squadra, ed è grazie anche a loro che io ho avuto questo percorso di crescita che mi ha portato ad essere quello che sono, senza non ce l’avrei fatta”. L’atleta ha proseguito: “Io sono un centro vecchio stile, quello che sta più vicino al canestro”.

Sulla sua famiglia: “Elisabetta è la mia donna, l’ho incontrata in un campo di basket, abbiamo costruito una bellissima famiglia, abbiamo due bambine di 14 e 18 anni di cui sono pazzamente innamorato. Come se la cavano con lo sport? Tasto dolente, lo sport non mi ha permesso di stare a casa quindi l’hanno vissuta in maniera negativa. Ora cominciano a capire, però di fatto lo sport allontanava me da loro”. Sulla sua affermazione che la disabilità è un valore aggiunto: “Io non so cosa sarei diventato – spiega Matteo Cavagnini – se non avessi fatto un incidente, ma l’incidente mi ha fatto diventare quello che sono, la disabilità mi ha costruito, plasmato e dato la possibilità di rinascere”. Poi ha concluso: “Non sono il Roberto Baggio del basket in carrozzina ma sono diventato Matteo Cavagnini”.