Matteo Ceccarini, dj, produttore musicale e sound designer 48enne, è il fidanzato della supermodella Eva Riccobono. Un po’ come lei, anche Ceccarini è stato scoperto dagli stilisti (Gianfranco Ferré in particolare). “Il mio lavoro è a metà tra il dj che la musica la mescola e il musicista che la crea”, ha detto in un’intervista a Vanity Fair, provando a spiegare di che cosa si occupa, nello specifico, un designer del suono. Lo capiamo meglio quando parla del suo ultimo disco, Geometric Physical, un disco “‘vuoto’ in cui ho inserito il lavoro degli ultimi 30 anni. Prosegue Matteo: “C’è la musica elettronica, robotica, classica. Un susseguirsi di strumenti, di suoni. Ma sono partito da quest’idea: l’emozione deve metterla l’ascoltatore, ognuno può trovarci la propria sfumatura. È la messa in pratica del detto ‘la bellezza è negli occhi di chi guarda’”.



Il musicista Matteo Ceccarini

Probabilmente, Matteo Ceccarini ed Eva Riccobono sono più conosciuti all’estero che in Italia. Lui soprattutto: basti pensare che ha una pagina Wikipedia in inglese e non una in italiano. Per anni ha vissuto a Londra, ma alla fine la nostalgia ha prevalso ed è tornato a casa. Grazie a Eva ha avuto modo di esplorare anche un po’ la Sicilia, essendo lui originario di Milano. “Ho scoperto di amare il Sud attraverso i suoi occhi”, conferma. Sulla loro coppia informa: “Abbiamo fatto nostra la ‘legge degli opposti’. Eva poi è colta, seria, responsabile, bellissima, ha grandi valori. Questo basta a spiegare i 15 anni insieme. Al contrario non ho ancora capito cosa trova lei in me…”. Una cosa che li divide, per così dire, è proprio la passione smodata di Matteo per la musica. Eva ha fatto di tutto, pur di distoglierlo un po’, ma alla fine ha perso le speranze. Il suo è un ‘amore’ fortissimo, che coltiva sin da quando era bambino: “Spendevo tutta la paghetta comprando nuovi dischi”, racconta, stavo in casa tutto il giorno, i miei mi dicevano: ‘Perché non vai a giocare a pallone?’. Ancora oggi ascolto musica ogni giorno per otto ore, soprattutto di notte. Dalle 23 alle tre, poi vado a dormire. In ogni casa in cui ho abitato, mi è arrivata una denuncia dei vicini”. Forse ha un po’ troppo la testa fra le nuvole; forse, quel bambino, non è mai cresciuto del tutto. A domanda precisa (“quanti anni pensa di avere?”), lui replica: “100 oppure 14. Potrei lanciare uova e poi scappare come un 14enne o parlare di Proust per ore come un 80enne. Non me ne sento, però, 46. Perché a quell’età sei vecchio per i giovani e giovane per i vecchi. Fa parte del mio carattere: o bianco, o nero. Mi dicono che il mio miglior pregio e il mio peggior difetto sia essere diretto”.

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