La responsabilità dell’incidente a Casal Palocco è della Smart, non della Lamborghini. A sostenerlo è l’avvocato Francesco Consalvi, legale e zio di Matteo Di Pietro, il ragazzo che era alla guida della supercar e che è indagato per omicidio stradale. Intervenuto a Libero, ha voluto riportare la sua versione, alla luce del clamore della vicenda e allo scoppio di evitare il «condizionamento di processi mediatici e politici come sta avvenendo». Per questo, ci tiene a precisare che «immagini delle autovetture incidentate emerge in maniera inequivocabile che la Smart su cui viaggiava il piccolo Manuel ha riportato danni sulla fiancata destra», motivo per il quale non si può parlare di un impatto frontale.
Il legale aggiunge che Elena Uccello, la madre del bambino di 5 anni che è morto in seguito all’incidente, per impegnare una via alla sua sinistra «ha necessariamente dovuto passare per la traiettoria di Matteo che procedeva a destra». In riferimento alla dinamica dell’incidente, ha precisato: «La Smart avrebbe dovuto dare la precedenza alla Lamborghini». Quindi, per il difensore dello youtuber, sarebbe stata la Smart a tagliare la strada alla Lamborghini, non viceversa. Inoltre, nega che la Lamborghini stesse effettuando un sorpasso. «È una circostanza inventata. L’autovettura di Matteo procedeva nella sua corsia di marcia, non stava effettuando manovre azzardate. A lui non è stata data la precedenza».
INCIDENTE LAMBORGHINI SMART: LA DINAMICA, LA VELOCITÀ E LA SFIDA
L’avvocato Francesco Consalvi evidenzia che l’incidente è avvenuto nella corsia di competenza della Lamborghini, i cui danni sono localizzati nella parte anteriore, mentre la Smart li ha riportati nella parte laterale destra. «È fuori di dubbio che la conducente della Smart stesse effettuando una manovra per svoltare, come ha lei stessa dichiarato». Per quanto riguarda la velocità, il legale anticipa che la Lamborghini transitava a 60-80 km/h, ma comunque verrà accertata con precisione. Di sicuro, il fatto che il limite consentito fosse di 30 km/h è «un elemento che in sede di processo potrà essere contestato» a Matteo Di Pietro. Anche sulla positività ai cannabinoidi va fatta chiarezza per l’avvocato.
«Dal referto del Pronto Soccorso emerge che, nel momento in cui era alla guida, non era sotto l’effetto di alcuna sostanza che potesse alterare la sua capacità cognitiva e reattiva. La sua non negatività ai cannabinoidi non si riferisce a quel momento e può essere riferito anche a sostanze farmaceutiche. È risultato negativo a cocaina e alcol e lo dimostra il fatto che non è stata ritenuta necessaria alcuna misura cautelare», spiega a Libero. Smentisce poi che la challenge riguardasse una gara di velocità o una performance della Lamborghini. «La sfida era di vivere per 50 ore all’interno di una macchina: dormire, mangiare, guardare la tv, urinare, e l’obiettivo era quello di non produrre briciole e riconsegnare la macchina nelle stesse identiche condizioni di quando era stata noleggiata».
“MATTEO DI PIETRO NON USAVA CELLULARE O TELECAMERA ALLA GUIDA”
Ma soprattutto, precisa l’avvocato Francesco Consalvi, non bisognava fare 50 ore di guida consecutive. Riguardo la scelta dell’auto, è ricaduta sulla Lamborghini perché sarebbe stata cercata sul web. «Lamborghini è una parola cliccatissima. La cilindrata non c’entra. Video analoghi erano stati girati in precedenza con una Tesla e una Fiat 500». Nell’intervista a Libero c’è spazio anche per una difesa a TheBorderline, il gruppo di cui fa parte il suo assistito e che è coinvolto nella challenge, ma soprattutto nell’incidente. «I contenuti non sono mai diseducativi o violenti. Nell’oggetto dello statuto della società c’è specificato che i contenuti pubblicati in rete non devono contenere messaggi pericolosi. Il guadagno deriva dagli sponsor e dipende ovviamente delle interazioni che i video producono». Il legale di Matteo Di Pietro esclude anche che il nipote si sia distratto alla guida, perché la telecamera è fissa e riprendeva con la Lamborghini ferma. «Matteo Di Pietro, in tutti i video girati all’interno dei veicoli non ha mai il telefono o una telecamera in mano».
“BAMBINO RESPIRAVA, SOCCORSI DOPO UN’ORA”
Oltre a sottolineare che i ragazzi erano ripartiti con la Lamborghini mezz’ora prima dell’incidente con la Smart, il difensore di Matteo Di Pietro non si sbilancia quando Libero gli chiede se si senta di escludere ogni responsabilità: «Questo non lo posso dire. Quello che posso dire come avvocato difensore è che come emergerà dalle operazioni cinematiche, nonché dalla dichiarazioni testimoniali escusse, l’incidente non si sarebbe verificato se la conducente della Smart non avesse impegnato la traiettoria occupata da Matteo Di Pietro e rispettato la precedenza». Inoltre, rivela che Repubblica verrà querelata per aver riportato che i genitori dei ragazzi coinvolti abbiano definito l’accaduto una “bravata”. «Nessuno di loro ha rilasciato alcuna dichiarazione. Sono virgolettati inesistenti».
La sorella del legale, che è la mamma di Matteo Di Pietro, era irreperibile per ore dopo la notizia. «Temevamo il peggio, che si fosse suicidata. Era invece corsa in Chiesa dove è stata ore a pregare per Manuel e per sua madre Elena e la sorellina Aurora in ospedale». I genitori, così come i ragazzi, sono dunque devastati dal dolore. «Vorrebbero andare ai funerali, alla fiaccolata, vorrebbero partecipare in prima persona ma non sanno come comportarsi. Tutti gli stanno consigliando di allontanarsi anche perché sul web stanno arrivando minacce di morte rivolte a loro e ai genitori di Matteo». Infine, rivela che il piccolo Manuel era stato rianimato e che il cuore aveva ripreso a battere, ma è morto in ambulanza, arrivata dopo circa un’ora. «Ribadisco quello che mi hanno riferito i ragazzi. Se veramente l’attesa è stata di un’ora, una riflessione va fatta».