Matteo Fantozzi, autore del libro “Gabriele Muccino Il Poeta dell’incomunicabilità“, è intervenuto ai microfoni de IlSussidiario.net, per raccontare un’opera che rappresenta a suo modo un unicum, dal momento che si tratta della prima monografia in assoluto legata al noto regista italiano.

Cosa ti ha spinto a scrivere una biografia su Muccino?



“Sono deteriorato dal fatto che ormai nel cinema italiano Muccino venga visto quasi come un peso. È vero che ci sono pochi soldi e si fanno solo commedie, ma è anche vero che come raccontiamo i sentimenti noi è difficile trovarne. Muccino è al centro di questi continui pregiudizi, anche perché ha realizzato diversi capolavori, ma a volte, in patria, è stato criticato”.



Cosa ti piace della sua poetica?

“Nel libro descrivo alcuni meccanismi ciclici legati al regista, che ora non andrò ad approfondire, per evitare di dare spoiler. Posso dire però che per me ‘L’Ultimo Bacio’ è uno dei film più belli degli ultimi 30 anni del cinema internazionale. Il modo con cui racconta le nostre emozioni Gabriele è profondamente reale e a volte anche drammaticamente quotidiano”.

Su quale film ti sei soffermato?

“Non c’è un film in particolare, anche se è evidente, come potrete capire leggendo il libro, il mio prediligere le sue opere italiane. In quelle americane non ha scritto direttamente lui la sceneggiatura e si vede. In ogni caso, anche quelli a stelle e strisce sono ottimi film”.



Ci sono dei contributi nel libro?

“Ho avuto la fortuna di intervistare molti attori importanti come Enrico Silvestrin, Giovanna Rei e Matteo De Buono, oltre a un grande conduttore come Gabriele Corsi. Mi sono avvicinato anche al mondo della psicologia, raccogliendo le impressioni dei professionisti del settore, e mi sono servito di un filosofo per approfondire il racconto. Ovviamente, il contributo più bello è quello del mio amico Fabrizio Bracconeri, che ha curato la prefazione”.