Matteo Garrone, regista di “Io Capitano”, film candidato agli Oscar, è stato ospite stamane del programma di Rai Uno Storie Italiane: “Non ero sicuro del premio come miglior attore giovane – le parole riferite al Leone d’Argento vinto dal 22enne Seydou Sarr, protagonista del film – lui ha una purezza, una capacità empatica, la forza del film nasce da lui, lui vive attraverso le sue emozioni, è un viaggio, mi sono commosso a vederlo sul palco. Il premio Leone d’Argento è stato importante perchè ha aiutato ad avvicinare il film al pubblico”.



E ancora: “In quei momenti ti senti realizzato, ma il cinema è una forma d’arte collettiva, il regista coordina i vari reparti e per coordinare devi conoscere i vari reparti. Quando scrivi lo fai con lo sceneggiatore, poi lavori con fotografia, montaggio, musicista, costumista, è sempre un dialogo. Tu sei l’unico che ha una visione completa ma ognuno mette il proprio mondo. Questo è un film particolare – ha continuato Matteo Garrone – lo abbiamo girato in Africa e siamo entrati in una cultura che non era la nostra e quindi era importante farsi guidare da loro. Questo è un film un po’ magico”.



MATTEO GARRONE, PASCAL DOMINICI “ANDATE A VEDERE IO CAPITANO”

In studio a Storie Italiane anche Pascal Dominici, giornalista esperto di cinema nonchè grande amico di Matteo Garrone: “Noi siamo amici da sempre”, ha spiegato lo stesso regista. Pascal Dominici ha aggiunto: “Oggi andate a vedere il film e vedrete che mi ringrazierete, quel film è un capolavoro di narrativa, poesia e cronaca, tipo La Vita e Bella, quelle favole che ti riescono poche volte nella vita. Oggi ad Hollywood per fortuna si parla di inclisività e di diversity e negli ultimi anni stanno premiando film stranieri. Questo è un film che ha il potenziale per poter concorrere agli Oscar in tutte le categorie. Garrone ha fatto una cosa mai successa, portare sullo schermo una favola triste e a creare un pathos”.



Matteo Garrone si è recato anche da Papa Francesco: “Mi ha detto che erano immagini molto intense e che è il dramma di quest’epoca – riferendosi all’immigrazione – lui è molto sensibile anche perchè i suoi genitori erano migranti. Ha sempre cercato di difendere e di avere sempre una parola per gli ultimi, i migranti, mentre giravo il film pensavo spesso a lui che sarebbe stato perfettamente in linea”. Sulla sua esperienza con Benigni per Pinocchio: “Esperienza straordinaria, è nata un’amicizia, al montaggio non sapevi mai quale ciak prender perchè erano tutti perfetti”. E ancora: “Ho avuto tanti momenti difficili in carriera, quando hai paura di non riuscire a fare un film all’altezza del precedente, ci sono insicurezze, la paura è più forte di tutto il resto. Ho avuto la fortuna che mio padre era un critico teatrale, mi ha sempre portato con se a teatro. Mia madre era fotografa, io ho sempre disegnato, ero pittore prima di fare cinema, ho avuto la fortunata di crescere in una famiglia che mi ha sempre aiutato”. Sulla competizione con i registi colleghi: “Non ho legami fortissimi con loro ma niente competizione. Ci sono tanti registi italiani bravi”. Sul sul suo ruolo di padre: “Sono un papà sempre molto presente, anche se siamo separati da anni con la mamma, ho un ottimo rapporto con lei”. Infine un simpatico aneddoto riguardante Tony Servillo, attore con cui Garrone ha lavorato per il film Gomorra: “Non sapevo dove mettere la macchina da presa per la scena della cava, ad un certo punto ho sentito Tony dire: ‘Paolo (Sorrentino ndr) sa sempre dove mettere la macchina’”, grandi risate in studio.