Matteo Iozzi era un giovane che aveva deciso di spendere la sua vita per chi era più sfortunato. Purtroppo però quando ha avuto bisogno lui di aiuto è andata molto male ed i genitori si ritrovano da soli ad affrontare questa drammatica situazione. “Io non ho più voglia di niente, non ho più stimoli, senza di lui non è la stessa cosa. Infatti vivo più su un divano che uscire per strada”: a parlare è la mamma del suo unico figlio, Matteo Iozzi, la quale da oltre due anni continua a scrivere alla trasmissione Chi l’ha visto. Ai microfoni del programma ha aggiunto: “Ho accettato la sua morte ma non ho accettato il modo in cui è morto e alle volte mi chiedo quanto abbia patito ed io non gli sono stata vicino”. La donna continua a chiedere con forza la verità, “e soprattutto voglio sapere chi non gli ha creduto”.



Matteo aveva appena 19 anni ed era molto impegnato, curioso e pieno di vita. Si occupava degli ultimi, come i suoi genitori. Per il giovane il cibo è sempre stato il suo rifugio dai bulli. “Quello che per tanti era una vita strana per lui era la normalità”, ha commentato il padre parlando del periodo trascorso in Brasile e prendersi cura degli ultimi con la sua famiglia. Dopo essere tornato dalla sua seconda esperienza in Brasile, appena 18enne Matteo decide che nella vita vuole aiutare gli altri. La sua famiglia fa parte dell’associazione Papa Giovanni XXIII e il giovane scopre un progetto di solidarietà che diviene il suo obiettivo. Prima però, al fine di intraprendere un percorso di crescita decide di andare ospite nella comunità terapeutica di Longiano ma dopo 34 giorni Matteo muore.



Matteo Iozzi, morto a 19 anni in comunità: la rabbia della madre

Era il 13 luglio 2016 quando la famiglia di Matteo Iozzi fu raggiunta da una telefonata dalla comunità che annunciava la morte del giovane. “Era una cosa così impossibile da fagocitare che la prima cosa che dissi fu ‘Matteo chi?'”, ha commentato il padre a Chi l’ha visto. Ai genitori fu detto che Matteo ebbe un infarto, eppure nei documenti dell’autopsia non si cita mai questa parola. Si parla piuttosto di un arresto cardio-respiratorio terminale su base elettrica, conseguenza di una forte disidratazione unita al caldo ed alla forte obesità del ragazzo. L’inchiesta della procura di Forlì fu inizialmente archiviata, poi riaperta. “Sono arrabbiata perchè mi sono sentita abbandonata”, tuona oggi la madre.



I compagni di Matteo Iozzi hanno raccontato che da circa una settimana il ragazzo stava male al punto da non riuscire a compiere anche le mansioni più semplici. E’ possibile che i responsabili della struttura non gli hanno creduto quando diceva di non stare bene? E che pensassero fosse solo una scusa? In quei giorni nessuno avrebbe avvertito la famiglia. “Questo avvalora la tesi che non è stato creduto”, ha aggiunto la madre. “Matteo non è mai andato al pronto soccorso, lui poteva essere salvato, lo dice il medico legale!”, ha aggiunto la donna. La procura di Forlì intanto ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione non ritenendo possibile stabilire da quanti giorni il ragazzo stesse male.