Matteo Messina Denaro è il boss considerato l’ultimo capo supremo di Cosa Nostra, arrestato dopo un periodo di latitanza durato più di 30 anni, grazie alle indagini condotte dalla Procura di Palermo e dalla Direzione distrettuale Antimafia. Una inchiesta che ha segnato un punto di svolta storico nella lotta alla mafia, e che è stata coordinata in particolare da Maurizio De Lucia e Paolo Guido, protagonisti della prima puntata della trasmissione tv “Magistrati” su Rai 3, che racconterà le tappe principali dell’operazione che ha poi portato al ritrovamento del mafioso più ricercato d’Italia. Messina Denaro infatti era considerato tra i criminali più pericolosi al mondo, noto per aver partecipato all’organizzazione delle stragi del 1992, e per aver compiuto successivamente numerosi altri reati contro lo Stato ed omicidi, portando avanti le strategie dei precedenti “padrini” Totò Riina e Bernardo Provenzano.



Il boss aveva anche messo da parte, grazie alle attività di Cosa Nostra un vero e proprio tesoro, ed era famoso per le sue passioni, per le donne e per lo stile di vita di lusso che lo aveva portato ad accumulare beni preziosi come auto, gioielli, occhiali e abiti firmati. Tradito dalla malattia che da tempo lo aveva colpito, Messina Denaro è stato arrestato proprio mentre si stava recando ad una seduta di chemioterapia per il tumore al colon di cui soffriva e che poi lo ha portato alla morte alcuni mesi dopo l’arresto.



Metteo Messina Denaro chi è? La morte dopo l’arresto e il pentimento mai avvenuto: “Non infamerò mai nessuno”

L’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio 2023 presso la clinica privata nella quale si stava sottoponendo alle terapie per il tumore al colon, ha segnato uno storico traguardo nella lotta alla mafia. Il boss era ricercato da più di 30 anni e le indagini erano scattate a livello internazionale. Le ricerche hanno poi contribuito anche alla cattura di numerosi fiancheggiatori, e collaboratori nella copertura della vera identità del capo mafioso, tra cui anche personaggi legati ai servizi segreti e alle forze dell’ordine che secondo la Procura sono risultati colpevoli di aver aiutato Messina Denaro pur sapendo realmente chi fosse.



Tra questi soprattutto i familiari, la sorella e le donne che frequentava, citate spesso anche nei pizzini ritrovati nel suo nascondiglio. La ricerca della verità sull’ultimo stragista di Cosa Nostra è ancora aperta, anche perchè il pentimento non è mai arrivato. Neanche in punto di morte, a causa del cancro che ormai lo aveva consumato, quando poche ore prima dall’ospedale detenuti San Salvatore dell’Aquila aveva ribadito che non aveva intenzione di infamare nessuno.