Si sono riaperte in questi giorni le porte del carcere per molti fedelissimi dell’ex boss mafioso Matteo Messina Denaro – morto poco più di un anno fa dopo un arresto che aveva messo fine ai suoi 30 anni di latitanza – in virtù della caduta dell’aggravante del reimpiego economico dei fondi illecitamente ottenuti (o estorti) e della scadenza dei limiti temporali della custodia cautelare: la decisione è stata presa dalla Corte d’appello di Palermo su indicazione della Cassazione che già lo scorso anno aveva chiesto di rivedere e ridiscutere le pene dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro.



Tornando indietro con la mente – infatti – tutte ed 11 gli imputati che ora godono di sconti di pena e scarcerazioni furono condannati con il rito abbreviato nel 2019 dopo l’arresto durante l’operazione ‘Anno zero’ condotta dai Ros l’anno precedente che era fine a smantellare la rete di protezione di Matteo Messina Denaro; e seppure in appello – questa volta nel 2021 – le pene furono quasi interamente confermate, lo scorso anno la Cassazione ha rimesso in discussione le condanne ipotizzando la caduta dell’aggravante che abbiamo citato prima.



Chi sono i fedelissimi di Matteo Messina Denaro scarcerati calla Corte d’Appello palermitana

L’esito della valutazione della Corte d’appello palermitana sulle pene inflitte ai fedelissimi di Matteo Messina Denaro è quello che abbiamo anticipato nell’apertura di questo articolo: per tutti è caduta l’aggravante in esame, mentre dato che è scaduto il termine ultimo in cui si sarebbe dovuto tenere – secondo il nostro ordinamento legale – il secondo processo d’Appello è stata ordinata anche la scarcerazione per tutti e 12 i fiancheggiatori dell’ex boss.



La conseguenza è che Nicola Accardo e Vincenzo La Cascia – che al fianco di Matteo Messina Denaro erano il boss di Partanna e quello del capoclan Campobello di Mazara – sono passati dal 41bis alla libertà; accompagnati da Gaspare Como (cognato del latitante), il fiancheggiatore del clan Bonafede Andrea Valenti, poi ancora Calogero Guarino, Giuseppe Tilotta, Raffaele Urso (boss di Campobello di Mazara), Filippo dell’Aquila, Angelo Greco, Antonino Triolo, Bartolomeo Tilotta e Paolo Buongiorno.